martedì 11 agosto 2020

COVID 19 : da cosa (e da chi) guardarsi

In Italia sembra proprio sia iniziata una nuova ondata di contagi. I nuovi positivi sono più giovani, in maggioranza hanno meno di 40 anni, spesso provengono dall'estero o hanno avuto contatti con viaggiatori di ritorno dalle vacanze, ma non mancano le segnalazioni di contagi per così dire indigeni, avvenuti soprattutto negli ospedali . E' diversa anche la distribuzione geografica: per esempio ieri sono stati segnalati più nuovi casi in Sicilia (32) che in Lombardia (31). Contrariamente a quello che molti pensano, hanno ripreso ad aumentare non soltanto gli infetti, ma anche i casi gravi, i ricoverati in terapia intensiva. Cosa sta succedendo?


Ibiza, Spagna

Dopo un lunghissimo lock-down, l'Italia sembrava esser venuta fuori dall'incubo COVID. Poi si è deciso di allentare, prima permettendo la mobilità sul territorio nazionale, poi aprendo, pur con certe limitazioni, agli spostamenti internazionali ed infine anche a lidi e discoteche. Il nostro Paese trae un grande beneficio economico dal turismo e non vogliamo qui discutere le scelte politiche relative, che ci risultano per altro essere largamente condivise da maggioranza e da opposizione. Secondo noi sono rilevanti per questo tema un certo tipo di incapacità di prevedere lo sviluppo degli eventi e alcune scelte sbagliate che ne sono derivate. Conta forse ancor più la massiccia propaganda di disinformazione condotta su giornali, TV e social che ha spinto molti cittadini a comportamenti all'insegna della stupidità e dell'autolesionismo. Ma andiamo con ordine. 

Il governo tedesco si è attrezzato per la riapertura delle frontiere puntando su un'informazione corretta dei propri cittadini intorno al rischio di contrarre il morbo nei diversi Paesi del mondo, perché il rischio non è uguale ovunque. Il principale indicatore di rischio scelto, r, è definito per ogni Paese del mondo come il numero medio di contagi ogni 100 mila abitanti [1]. Sono considerati paesi a basso rischio quelli con r minore di 20, a medio rischio quelli con r compreso tra 20 e 50 e a rischio elevato i Paesi con r maggiore di 50. I cittadini tedeschi sono vivamente sconsigliati dal visitare Paesi a rischio elevato e, per chi giunge da tali Paesi, è obbligatoria la quarantena all'arrivo in Germania. Il monitoraggio di r da parte del Robert Koch Institute è continuo e le misure scattano automaticamente quando si superino i valori di soglia. Da noi tutto invece è nella confusione più grande e le misure restrittive, quando vi siano, rincorrono le notizie di cronaca e richiedono un decreto ad hoc. L'Italia, con un valore di r pari a 7, è risultata una meta attraente per molti turisti. Ne sono arrivati tanti, ma i controlli ci sono stati quasi esclusivamente dopo i ricoveri ospedalieri.  Sotto forniamo una tabella con i valori di r per tutti i Paesi del mondo.

Sul fronte delle bufale, molti si sono spesi per diffondere tesi illogiche con lo scopo di attirare clienti o forse soltanto di fare i propri porci comodi e di compiacere il committente. Abbiamo sentito i virologi televisivi e politici senza ritegno sostenere cose contrarie all'evidenza dei fatti e senza alcun fondamento: secondo costoro il virus sarebbe "scomparso" o "indebolito" . E' tornata persino in auge la bizzarra teoria secondo cui il virus morirebbe  temperature superiori a 24°C: non conta il fatto che un tale virus non avrebbe alcuna possibilità di contagiare un essere umano che, notoriamente, ha una temperatura corporea di 37°C, non conta neppure che in questi giorni il virus ha fatto stragi in Paesi caldi come il Brasile, l'India, gli USA (in questa stagione), il Messico! Noi, che siamo sempre stati contrari alla persecuzione dei reati d'opinione, crediamo tuttavia che sia necessaria la repressione quando la diffusione di notizie false abbia lo scopo di arrecare danno alla salute pubblica e auspichiamo interventi severi da parte degli organi a ciò deputati.

Diamo adesso un'occhiata alla situazione di rischio (valutata il 9 Agosto 2020) nei vari Paesi. Una avvertenza doverosa è che i dati forniti dai Paesi meno sviluppati tendono a sottostimare il contagio e vanno quindi considerati con più attenzione.

In Europa il rischio è ridotto nella gran parte dei membri dell'UE, con le notevoli eccezioni di Spagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Lussemburgo, mentre le probabilità di contagio sono elevate in buona parte dei Paesi balcanici e dell'Europa dell'Est. In Asia destano preoccupazione la Russia e gran parte dei Paesi dell'ex URSS, Israele e molti paesi arabi, l'India, le Filippine e Singapore. In Africa il rischio è elevatissimo in Sud Africa e alto in Algeria e Marocco, oltre che probabilmente anche in ltri paesi in cui l'uso dei kit diagnostici è limitato. Gran parte dei Paesi americani, con in testa Stati Uniti e Brasile, sono in questo momento al centro della tempesta. 

Europa, Paesi con rischio ridotto: Austria (18), Belarus (18), Croatia (18), Cyprus (16), Denmark (18), Estonia (9), Finland (3), Germany (13), Greece (13), Hungary (3), Ireland (17), IsleOfMan (0), Italy (7), Latvia (4), Liechtenstein (8), Lithuania (8), Norway (10), SanMarino (0), Slovakia (8), Slovenia (8), UnitedKingdom (17), VaticanCity (0)

Europa, Paesi con rischio medio: Bulgaria (42), CzechRepublic (29), France (25), Gibraltar (46), Iceland (33), Monaco (44), Netherlands (34), Poland (23), Portugal (24), Serbia (50), Sweden (34), Switzerland (26), Ukraine (37)

 Europa, Paesi con rischio elevato: Albania (56), Andorra (75), Belgium (71), BosniaHerzegovina (112), FaroeIslands (181), Kosovo (159), Luxembourg (160), Macedonia (84), Malta (90), Moldova (114), Montenegro (130), Romania (86), Russia (52), Spain (90)

Asia, Paesi con rischio ridotto: Afghanistan (3), Bangladesh (21), Bhutan (2), Brunei (0), Cambodia (0), China (0), EastTimor (0), Egypt (4), Georgia (2), HongKong (20), Indonesia (10), Japan (14), Jordan (1), Laos (0), Macau (0), Malaysia (1), Mongolia (0), Myanmar (0), Nepal (15), Pakistan (6), SouthKorea (1), SriLanka (0), Syria (3), Taiwan (0), Tajikistan (6), Thailand (0), Turkey (18), Vietnam (0), Yemen (0)

Asia, Paesi con rischio medio: Azerbaijan (36), Iran (44), Lebanon (45), Philippines (47), UnitedArabEmirates (38), Uzbekistan (32)

Asia, Paesi con rischio elevato: Armenia (106), Bahrain (327), India (58), Iraq (105), Israel (253), Kazakhstan (90), Kuwait (192), Kyrgyzstan (118), Maldives (399), Oman (120), Qatar (138), Russia (52), SaudiArabia (66), Singapore (83)

Africa, Paesi con rischio ridotto: Algeria (19), Angola (2), Benin (1), Botswana (5), BurkinaFaso (0), Burundi (0), Cameroon (6), CentralAfricanRepublic (1), Chad (0), Comoros (6), DemocraticRepublicCongo (1), Egypt (4), Eritrea (0), Ethiopia (8), Guinea (7), GuineaBissau (5), IvoryCoast (5), Kenya (18), Lesotho (11), Liberia (2), Madagascar (15), Malawi (5), Mali (0), Mauritania (8), Mauritius (0), Mozambique (2), Niger (0), Nigeria (3), RepublicCongo (12), Reunion (3), Rwanda (3), SaoTomePrincipe (7), Senegal (9), Seychelles (13), SierraLeone (2), Somalia (0), SouthSudan (2), Sudan (1), Tanzania (0), Togo (2), Tunisia (2), Uganda (0), WesternSahara (0), Zimbabwe (13)

Africa, Paesi con rischio medio: Djibouti (31), Gabon (46), Gambia (46), Ghana (28), Libya (44), Morocco (36), Namibia (46), Zambia (21)

Africa, Paesi con rischio elevato: CapeVerde (101), EquatorialGuinea (138), Mayotte (81), SouthAfrica (202), Swaziland (75)

America, Paesi con rischio ridotto: Anguilla (0), AntiguaBarbuda (10), Barbados (11), Bermuda (8), BritishVirginIslands (3), Canada (15), CaymanIslands (0), Cuba (4), Curacao (1), Dominica (0), FalklandIslands (0), Greenland (2), Grenada (1), Guadeloupe (19), Haiti (3), Jamaica (6), Martinique (17), Montserrat (19), Nicaragua (7), SaintKittsNevis (0), SaintLucia (1), SaintPierreMiquelon (0), SaintVincentGrenadines (5), TrinidadTobago (10), Uruguay (5)

America, Paesi con rischio medio: Belize (28), Guyana (25), Paraguay (36), Venezuela (32)

America, Paesi con rischio elevato: Argentina (190), Aruba (422), Bahamas (141), Bolivia (186), Brazil (294), Chile (151), Colombia (299), CostaRica (164), DominicanRepublic (156), Ecuador (83), ElSalvador (91), FrenchGuiana (331), Guatemala (68), Honduras (88), Mexico (69), Panama (346), Peru (317), PuertoRico (190), SintMaarten (187), Suriname (169), TurksCaicosIslands (336), UnitedStates (248), VirginIslands (168)

Oceania, Paesi con rischio ridotto: Fiji (0), FrenchPolynesia (1), NewCaledonia (0), NewZealand (0), NorthernMarianaIslands (15), PapuaNewGuinea (2)

Oceania, Paesi con rischio medio: Australia (26) 

Oceania, Paesi con rischio elevato: Guam (49)


[1] Per un approfondimento su r, vedere https://resmetallica.blogspot.com/2020/08/in-quali-paesi-e-maggiore-il-rischio-di.html



domenica 9 agosto 2020

COVID19: la storia della pandemia in tre minuti e 4 secondi

 


L'animazione racconta la pandemia di COVID 19, giorno per giorno, dal 5 febbraio al 7 agosto 2020. Per ogni giorno abbiamo valutato quello che abbiamo chiamato fattore di rischio, r, ovvero il numero di casi registrati ogni 100 mila abitanti in ogni paese nel 14 giorni precedenti la data segnata in basso (vedi qui per una definizione di r). Per quanto discutibile possa essere, il nostro r è una valutazione della gravità dell'infezione in determinato istante. L'animazione mostra in azzurro i paesi con bassi valori di r, mentre le aeree in cui l'infezione è attiva si colorano in rosso. All'inizio vedremo accendersi una macchia rossa localizzata in Cina che si spegnerà presto mentre l'infezione colpisce prima l'Europa e l'Iran e poi si sposta a invadere USA, Russia, America Latina e Sud Africa. Vedremo anche l'effetto del lock-down che in molti Paesi ha permesso di limitare di molto i danni della pandemia. 
Pur sapendo che questa osservazione potrebbe suscitare polemiche segnaliamo che il filmato è anche la storia di un fallimento: il 27 febbraio il morbo era ormai quasi sconfitto in Cina e ancora quasi assente nel resto del mondo.

domenica 2 agosto 2020

In quali Paesi è maggiore il rischio di contrarre il COVID?

Possiamo provare a inventarci un criterio per capire in quali paesi corriamo rischi maggiori. Il ragionamento è semplice: saranno probabilmente contagiosi coloro che hanno contratto l'infezione negli ultimi giorni, chi l'ha contratta prima oggi è in isolamento o comunque non è in circolazione. Quanti giorni dobbiamo considerare? Una scelta ragionevole è 14 giorni, due settimane, tanto si ritiene possa durare l'incubazione della malattia. 
Considereremo quindi, per ciascun Paese, n, il numero di contagi registrati negli ultimi 14 giorni. E' necessario ancora dividere n per la popolazione p dello stesso Paese. Infatti, se entrambi i paesi X e Y hanno avuto 1000 contagi (n=1000) ma hanno un popolazione X di un milione e Y di 100 milioni, sarà molto più probabile contrarre la malattia incontrando un cittadino di X piuttosto che uno di Y. Possiamo allora definire per ogni Paese un indice di rischio,

r = 100 000 n/p

dove il fattore 100 000 è inserito soltanto per avere numeri più facili da leggere. Così, per esempio, in Italia negli ultimi 14 giorni sono stati riportati n=3570 contagi e la popolazione è p= 59 359 900, quindi per l'Italia

r = 100 000 x 3570 / 59 359 900 = 6.014

Come qualunque altro criterio di valutazione del rischio anche il nostro è discutibile. Ci conforta tuttavia il fatto che l'agenzia europea ECDC (European Center for Disease Control) adopera un indicatore del tutto analogo al nostro e consiglia e che la Germania consiglia ai suoi cittadini di non recarsi in Paesi con r maggiore di 20. Una sola precauzione è necessaria nel considerare i dati che sotto riportiamo: i Paesi meno sviluppati fanno pochi tamponi e quindi per essi si ottengono valori di r sensibilmente più bassi. Infine, l'evoluzione della malattia è rapida, controllare sempre se la valutazione di rischio è recente!.

Nelle due cartine (un per il mondo e una per l'Europa) considero i contagi riportati dal 17 al 31 luglio 2020 sul sito della John Hopkins University [1]. Le aree a basso rischio corrispondono alle tonalità dell'azzurro (rischio minimo) e del verde. I valori di r sono comunque riportati sulla destra.