venerdì 29 giugno 2018

E' meglio morire di meningite o di vaccino?


Addolora tutti la notizia della morte di una bambina di 6 anni stroncata in poche ore da una meningite dovuta al meningococco C. Facile commentare, come ho letto in rete, che il vaccino (facoltativo) "l'avrebbe potuta salvare". Piuttosto che lasciarci trascinare dalle emozioni e iscriverci alla tribù dei vaccinisti o a quella degli antivaccinisti, su  questo tipo di problemi bisognerebbe cercare di essere lucidi fino in fondo, per il bene dei nostri bambini e di noi stessi. Così sono andato a guardare i dati disponibili, per cercare di capire.

Nel 2015, l'ultimo anno per cui trovo statistiche, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rilevato 196 casi di meningite da meningococco, di questi solo il 44%, circa 96, dovute al ceppo C [1]. Si tratta di uno dei 12 ceppi conosciuti di meningococco e soltanto per alcuni di essi sono disponibili vaccini. Per salvare la bambina, naturalmente, sarebbe stato necessario il vaccino specifico, tutti gli altri sarebbero stati inutili. Nello stesso report dell'ISS trovo che "Il maggior numero di casi [di meningite da meningococco C] si verifica negli anziani dopo i 64 anni di età e nei bambini nel primo anno di vita". Visto che gli anziani non vengono vaccinati e che la vaccinazione è possibile soltanto a partire dal 13° mese di vita, ci sono ragioni per credere che il numero di morti che si potrebbero evitare con la vaccinazione sia limitatissimo, al massimo qualche decina l'anno in tutta Italia.

Naturalmente, la profilassi vaccinale sarebbe giustificata anche se si potesse salvare una sola vita. Purtroppo però, come tutti i medicinali, anche i vaccini possono causare reazioni avverse. Non mi curerò delle reazioni meno gravi  elencate nel foglietto illustrativo del farmaco, il bugiardino [2]. Dolore, arrossamento, gonfiore, febbre moderata, irritabilità, sonnolenza, inappetenza, vomito, diarrea, mal di testa e dolori muscolari sono indicati come reazioni "comuni": sebbene queste possano anche essere molto spiacevoli, non sono gravi e devono essere trascurate rispetto al rischio di contrarre l'encefalite. Mi devo invece soffermare sul rischio di una anafilassi, potenzialmente mortale. Questa eventualità è definita "rarissima" dallo stesso bugiardino, che vorrà mai dire?. Per capirlo dobbiamo consultare la normativa europea [3] che impone di usare nelle avvertenze dei farmaci questi aggettivi, più comprensibili dei numeri, almeno secondo il legislatore europeo. "Rarissimo", in accordo con le linee guida europee, vuol dire riscontrato in non più dello 0.01 % dei casi, ossia uno su 10 mila. Tenendo conto che il numero di nati ogni anno in Italia è circa 500 mila, si dovrebbe presumere che, se tutti i bambini fossero stati vaccinati, si sarebbero avuti circa 50 casi di shock anafilattico dovuto al vaccino.Questo numero dovrebbe essere confrontato con il numero di bambini salvati dalla malattia, qualche decina. I numeri, non io, dicono che i rischi di morire per anafilassi sono confrontabili con quelli di morire per meningite da meningococco B. Perché allora somministrare un vaccino che ha tante probabilità di salvarti quanto di ammazzarti? La sola risposta che trovo è che, a somministrare il vaccino, le case farmaceutiche fanno soldi.



Dicevo sopra di non appartenere né alla tribù dei vaccinisti nè a quella degli antivaccinisti. Soltanto credo che, per quanto riguarda i vaccini, sia necessario assumere un atteggiamento obiettivo: soppesare accuratamente vantaggi e svantaggi, tante vite si salveranno se il vaccino è efficace, e tante se ne perderanno a causa degli effetti collaterali. Purtroppo oggi le grandi case farmaceutiche, "big pharma", sono società per azioni che come obiettivo hanno il profitto e non salvare vite umane. Uno dei miei eroi preferiti nel campo della medicina è Jonas Salk (1914-1995), l'uomo che ha realizzato il primo vaccino contro la poliomielite, gravissima malattia oggi quasi scomparsa grazie alla vaccinazione di massa. E' importante ricordare che la ricerca e la sperimentazione di Salk si svolsero interamente presso istituzioni pubbliche, in primo luogo l'Università  di Pittsburg, furono finanziate con denaro pubblico e coinvolsero 20.000 medici e ufficiali della salute pubblica, 64.000 impiegati scolastici e 220.000 volontari. Intervistato da un giornalista che chiedeva chi possedesse il brevetto del vaccino, Salk rispose "La gente, suppongo. Non c'è brevetto. Si può brevettare il sole?". Ma sulla storia del dottor Salk e del suo vaccino avrò modo di ritornare presto.

L'origine della parola bugiardino, il nome che si dà al foglietto illustrativo che accompagna i medicinali, e la relazione con la parola bugiardo sono raccontate da Raffaella Setti in La Crusca per voi [4], un foglio semestrale divulgativo pubblicato dall'Accademia della Crusca  rivolto alle scuole e agli amanti della lingua italiana. Riporto le ultime righe dell'interessante e divertente pezzo:
Gli ambiti di utilizzo di bugiardino sono quindi vari e diversi, ma la costante che sembra caratterizzare la scelta di questo appellativo è quella di venire attribuito a testi illustrativi (foglietti dei medicinali, quarte di copertina e dépliant) che si ritiene nascondano, più o meno velatamente, qualche inganno.
Per svelare qualcuno degli "inganni" dei bugiardini dei medicinali riporto di sotto la traduzione degli aggettivi che vengono adoperati per specificare la frequenza degli effetti indesiderati dei farmaci
molto comune: più di 1 caso su 10
comune:            tra 1 caso su 10 e 1 caso su 100
non comune:    tra 1 caso su 100 e 1 caso su 1000
raro:                  tra 1 caso su 1000 e 1 caso su 10 mila
rarissimo:         meno di 1 caso su 10 mila

[1] http://www.epicentro.iss.it/problemi/meningiti/EpidItalia.asp
[2] http://www.wikivaccini.regione.lombardia.it/wps/portal/site/wikivaccini/DettaglioRedazionale/le-vaccinazioni-quali/vaccini (seguire il link vaccino anti meningococco e poi andare a "pagina dedicata"), eh, bisogna fare un po' di net-surf !
[3] http://vaccine-safety-training.org/frequency-and-severity.html
[4] Raffaella Setti, "Risposta al quesito di Dario Piazza sul termine bugiardino", La Crusca per voi n.27, ottobre 2003 reperibile anche all'URL http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/perch-foglietto-illustrativo-farmaci-viene-c

venerdì 1 giugno 2018

Conte sì, Conte no: termina la crisi più pazza del mondo

Ci avevano abituato a tempi biblici, ma i tempi della politica italiana diventano stretti, strettissimi, direi convulsi:
  • 23 maggio 2018 - Giuseppe Conte riceve l'incarico di formare un governo basato su M5S e Lega
  • 27 maggio 2018 - Giuseppe Conte rinuncia all'incarico per l'indisponibilità del presidente della Repubblica a nominare ministro Paolo Savona
  • 28 maggio 2018 - Carlo Cottarelli riceve l'incarico per formare un governo tecnico
  • 31 maggio 2018 - Carlo Cottarelli rinuncia all'incarico
  • 31 maggio 2018 - Giuseppe Conte riceve nuovamente l'incarico per formare un governo basato su M5S e Lega e accetta senza riserva. Paolo Savona viene nominato ministro

Questa, in estrema sintesi, la cronologia della crisi più pazza del mondo: in una sola settimana due governi bruciati ed uno costituito. L'operato del presidente della Repubblica, affossatore del primo tentativo di Conte, viene severamente criticato da illustri costituzionalisti  e osannato dai giornali del gruppo l'Espresso. Si parla di colpo di stato: perpetrato da Sergio Mattarella che avrebbe ignorato la volontà popolare espressa alle elezioni politiche del 4 marzo, secondo alcuni, da parte di Luigi Di Maio e Matteo Salvini che con Savona ministro all'Economia avrebbero voluto portare l'Italia fuori dall'euro, secondo altri [1]. Oggi, primo giugno 2018, Giuseppe Conte ed i suoi ministri si recheranno al Quirinale per il giuramento, previsto per le ore 16:00, non è più pensabile alcun ostacolo all'insediamento del nuovo governo che, appunto dalle 16:00, avrà tutti i suoi poteri. Adesso tacciono tutti, il colpo di stato, se mai vi fu, è dimenticato. Persino l'Huffington Post preferisce occuparsi della crisi politica spagnola.

Ma cosa è successo? Che cosa è cambiato? Perché il governo Conte "no" era pericolosamente eversivo ed il governo Conte "si" non lo è più. Non è cambiato il programma di governo, è sempre il contratto tra M5S e Lega. Sarà cambiata la lista dei ministri? Vediamo.

Figura 1. La lista dei ministri bocciata (Conte no) e quella approvata dal presidente della Repubblica. Giallo: M5S, verde: Lega, azzurro:indipendenti.

La lista dei ministri del governo abortito, per semplicità lo chiameremo Conte "no", era stata resa pubblica dal leader stellato Di Maio, al momento della bocciatura da parte del capo dello Stato. Il confronto dovrebbe quindi essere estremamente facile. In Figura 1 vediamo le due liste. Presidente e 9 ministri andavano al M5S prima (Di Maio, Fraccaro, Lezzi, Bonafede, Trenta, Toninelli, Bonisoli, Grillo e Costa) e 9 dopo (unica sostituzione Toninelli al posto di Coltorti); i 7 ministri leghisti del Conte "no" (Salvini, Bongiorno, Stefani, Fontana, Centinaio, Bussetti e Savona) rimangono tali e quali anche nel Conte "si". Sottosegretario alla presidenza del Consiglio e, nei fatti, potentissimo boiardo che nomina negli enti controllati dallo stato, rimane il leghista Giorgetti. "Indipendente" nel Conte "no" ve ne era uno solo (Giansanti), nel Conte "si" ne abbiamo due (Moavero Milanesi e Tria). Sembrerebbe cambiato ben poco, a parte il fatto che l'elenco dei ministri è aumentato di una unità.
Faccio il fisico e nel mio mestiere, quando non ci si raccapezza più, è abbastanza comune cercare di mettere a fuoco le differenze per cercare di capire. Le differenze sono riportate in Figura 2.

Figura 2. Le differenze tra le liste dei ministri

Si è tanto parlato di Savona. Savona era stato indicato per il ministero all'economia, per lui, almeno secondo le dichiarazioni rese, Mattarella avrebbe bocciato il Conte "no" e, secondo le storielle che ci hanno raccontato, Savona avrebbe terrorizzato l'Europa e i mercati con la minaccia di attuare il famigerato piano B: l'uscita segreta dall'euro [2]. Per rassicurare l'Europa è stato allora spostato agli affari europei, ministero non presente nella lista del Conte "no"? Mi sembra una fandonia incredibile, tanto più se l'uomo fosse uso tramare nell'ombra, come suggeriscono i pittoreschi scenari di Lucia Annunziata, anchor-woman del gruppo l'Espresso.
E allora? La differenza potrebbe mai essere la sostituzione dello stellato Coltorti con lo stellato Toninelli?

L'unica reale differenza che riesco a vedere è l'ingresso di Enzo Moavero Milanesi agli Esteri e di Giovanni Tria all'Economia. Due ministeri chiave per due "tecnici indipendenti" in un governo politico. Un ossimoro o un imbroglio?

Ora, ci sono vari modi per essere indipendenti e vari modi per essere tecnici. Vediamo il curriculum di Milanesi e Tria.

Enzo Moavero Milanesi [3], Direttore della della School of Law della LUISS e professore di Diritto dell'Unione Europea presso la stessa università, già capo di gabinetto di Mario Monti ai tempi in cui questi fu commissario dell'Unione Europea. E' poi stato ministro per gli Affari europei, prima nel governo Monti e poi nel governo Letta, superando disinvoltamente la trombatura elettorale del 2013, quando fu candidato della lista-flop "con Monti per l'Italia".
Più enigmatica la figura di Giovanni Tria [4], professore di Economia politica all'università di Roma-Tor Vergata. Ha una formazione accademica di sinistra, essendo neo-keynesiano, ma è stato l'esperto economico scelto da Renato Brunetta, insieme al giornalista Oscar Giannino, per redarre il programma economico di Forza Italia alle elezioni europeee del 2009. La cosa più buffa riguardo a Tria è che egli è accreditato come "euroscettico moderato", accademicamente vicino al mefistofelico professor Savona e che, addirittura, sarebbe stato segnalato a Salvini da questi come proprio sostituto all'Economia. Il fronte dei mercatisti e degli europeisti a oltranza dovrebbe quindi temere dall'accoppiata Tria-Savona, all'economia e alle politiche comunitarie. E invece no, lo spread scende.

La mia lettura di questi fatti è che il governo ha almeno una criptocomponente non dichiarata, forzista e montista. Ai due ministri presunti indipendenti, va infatti aggiunta la brillante avvocatessa Giulia Bongiorno, ufficialmente in quota Lega, ma in passato difensore di Andreotti, deputata di Alleanza Nazionale e del Popolo della Libertà, passando pure nel 2013 per la lista con Monti per l'Italia, in cui non risultò eletta.

[1] https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/bugiardi_a_23444714/
[2] https://resmetallica.blogspot.com/2018/05/mefistofele-e-il-fallimento-annunziato.html
[3] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-05-31/moavero-milanesi-tecnico-alter-ego-monti-che-rifiuto-scrivania-appartenuta-mussolini-180549.shtml?uuid=AE56YAyE
[4] https://www.ilpost.it/2018/06/01/giovanni-tria-ministro-economia/


lunedì 28 maggio 2018

Mefistofele e il Fallimento Annunziato

L'Huffington Post[1] di oggi pubblica una estremamente fantasiosa ricostruzione di Lucia Annunziata  riguardo ai presunti retroscena dell'affondamento del presidente incaricato Giuseppe Conte, naufragato sulla designazione di Paolo Savona a ministro dell'Economia. Questi avrebbe voluto realizzare, secondo la ricostruzione della giornalista, un

Fëdor Šaljapin interpreta Mefistofele nell'omonima opera di Arrigo Boito (1910).

suo "piano di uscita dall'euro", un piano segreto perché mai dichiarato in campagna elettorale, un piano che per riuscire avrebbe avuto bisogno del carisma di Savona. Il pezzo insiste su toni da guerra civile imminente, scrive infatti Annunziata
Le ronde della moralità pubblica andranno ora in giro a chiedere a tutti: con chi stai? Con Mattarella il traditore, o con il cambiamento? Con le istituzioni o con i cittadini? Con le elite corrotte o con il popolo?
Personalmente non credo ad una parola sola di questa narrazione. Le ragioni per questo sono due, semplici e inoppugnabili.

1. Se mai vi fosse stato questo diabolico "piano Savona" per uscire dall'euro, allora Salvini e Di Maio, istruiti da un talmente scaltro Mefistofele, avrebbero mantenuto un basso profilo per non farsi scoprire. All'Economia ci avrebbero mandato Giorgetti, o un altro Pinco Pallino qualunque. E, una volta incassata la fiducia, il nuovo governo avrebbe sicuramente potuto far conto sulla regia e gli indirizzi del luciferino Savona.

2. L'8 maggio, senza altra sfera di cristallo che la lettura dei quotidiani, in un pezzo su questo blog [2], facevo le mie previsioni sulle direzioni che avrebbe preso la crisi: governo tecnico, di tregua, europeista, queste le parole che sarebbero state usate. Parole che non ho inventato io, ma ho appreso dalle dichiarazioni del presidente della Repubblica. Nello stesso pezzo indicavo anche le presumibili direzioni lungo le quali questo governo tecnico si sarebbe mosso, mi mancava solo il nome del presidente del Consiglio, ora lo conosco: è Carlo Cottarelli. E poiché il piano che avrebbe portato alla nomina di questi era già preparato, a nulla sarebbe valsa la designazione di un altro ministro in luogo di Savona: avrebbero potuto indicare pure il maggiordomo di Angela Merkel, Mattarella avrebbe comunque respinto.

Delle mie argomentazioni una è puramente logica ma a prova di ogni confutazione, a meno che non vogliamo immaginare Salvini, Di Maio e soprattutto il mefistofelico Savona completamente incapaci di intendere e di volere. La seconda è basata sul mero fatto che, se venti giorni prima avevo previsto l'esito della crisi, poiché non sono il mago Atanus, questo implica che l'esito della crisi fosse prevedibile.

Quello che sostengo naturalmente ha delle conseguenze. Per il momento non le traggo soltanto perché, se lo facessi questo distrarrebbe l'attenzione dal mio punto: quella dell'Annunziata è una bufala grossolana e la decisione di incaricare Cottarelli o altro clone era già stata presa.

[1] https://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/bugiardi_a_23444714/
[2] https://resmetallica.blogspot.it/2018/05/il-gioco-delle-tre-carte-e-lincarico_8.html

lunedì 21 maggio 2018

Repubblica : tutte le bufale su Mattarella

27 dicembre 1947, il Capo dello Stato, Enrico de Nicola, firma la Costituzione italiana. Al suo fianco, da sinistra a destra, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, Francesco Cosentino, funzionario, Giuseppe Grassi, guardasigilli, e Umberto Terracini, presidente dell'Assemblea Costituente.

Io credo che dovrebbero esserci delle pene per chi falsifica la storia e che dovrebbero essere ancora più severe se il falsario si è autonominato baluardo contro le bufale. Ne "la Repubblica" di oggi trovo una perla a firma di tal Umberto Rosso. "Con il gran rifiuto opposto nel 1953 da Luigi Einaudi, il primo capo dello Stato, alla Dc di De Gasperi. Einaudi infatti scelse un suo uomo, Giuseppe Pella, per formare il governo, e senza nemmeno passare attraverso le consultazioni con le forze politiche. Varò così il primo "governo del presidente" nella storia della Repubblica.".

Tutto falso. Non vi fu nessun rifiuto da parte del capo dello Stato. Al contrario. Reduce dalla batosta elettorale subita nel 1953, ed essendo stato indicato dalla Democrazia Cristiana, il partito di maggioranza relativa, Alcide De Gasperi ricevette da Luigi Einaudi l'incarico per formare il governo. Sciolse positivamente la riserva, forse confidando nei voti promessigli dai monarchici, giurò e si insediò il 16 luglio 1953. Il governo De Gasperi VIII fu uno dei più brevi della storia della Repubblica: il 28 luglio, infatti, la Camera dei Deputati gli negò la fiducia. Così Giuseppe Pella, anch'egli democristiano, il 17 agosto ricevette l'incarico per formare il governo. Non sono in grado di verificare se in questi 20 giorni di crisi vi furono consultazioni del presidente della Repubblica con le forze politiche, ma l'asserzione del quotidiano romano, secondo cui non ve ne sarebbero state, mi sembra ben poco credibile, poiché non risulta che Einaudi abbia trascorso questo lasso di tempo in letargo. Se da questo aneddoto possono trarsi delle conclusioni, queste semmai sarebbero che, in quell'occasione, Einaudi si fidò troppo di De Gasperi.

Il pezzo di Repubblica è un maldestro tentativo di forzare la mano del presidente della Repubblica, falsificando la storia. In questo caso il falso sembra avere il fine di indirizzare il capo dello Stato. Suscita allarme il titolo "Nuovo governo, i poteri di veto del presidente della Repubblica" ed ancor più il sottotitolo "Il capo dello Stato non è obbligato a far propria la proposta di Di Maio e Salvini. La Costituzione prevede che la scelta del premier sia soltanto sua".
Cosa intende il giornale romano scrivendo che la "scelta del premier" sarebbe "soltanto" del presidente? Vediamo un po'.

L'articolo 92 della Costituzione recita
ART. 92. "Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri."
Come si può vedere, non vi è traccia dell'avverbio "soltanto". Tale avverbio non è smentito tanto dalla prassi seguita da tutti i presidenti della Repubblica, le consultazioni con le forze politiche, quanto, soprattutto, dal successivo  art. 94. 
ART. 94"Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia."
Quale sarebbe il senso di questo articolo se non che il presidente della Repubblica debba accertarsi dell'esistenza di una maggioranza parlamentare? La posizione assunta da Repubblica appare quindi estremamente pericolosa. I governi, infatti, devono avere la fiducia del Parlamento, secondo la Costituzione esistono soltanto governi che godono della fiducia del Parlamento. Essi sono nominati dal presidente della Repubblica, soltanto perché questi si assume la responsabilità politica di operare una sintesi delle indicazioni ricevute. Se in Parlamento esiste, come oggi esiste, una maggioranza politica, il presidente non può che prenderne atto. Qualunque azione volta a costituire un "governo del Presidente" costituisce oggettivamente un tentativo di colpo di Stato.

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Governo_De_Gasperi_VIII
[2] Per ulteriori approfondimenti rinvio ad un precedente pezzo di questo blog

martedì 8 maggio 2018

Il gioco delle tre carte e l'incarico-truffa

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il presidente della Repubblica gioca col il fuoco, rischiando di incendiare la nostra democrazia. Lo scopo della mia affermazione non è incendiare gli animi, ma, al contrario, invitare alla prudenza. Nella convinzione che le mie parole sembreranno troppo forti ad alcuni, cercherò in questo pezzo di illustrarne il senso e la compatibilità con l'invito alla prudenza.

L'antefatto, noto a tutti, è che dalle recenti elezioni politiche non è venuto fuori un unico vincitore. A chi di questo si scandalizza rammento che la cosa è piuttosto comune nelle democrazie. Lo è meno nei regimi autoritari dove il meccanismo delle elezioni è disegnato per produrre un solo vincitore, quel vincitore! Se non vogliamo fare ricorso a leggi fascistissime, dovremo farcene una ragione. Sulla carta sarebbero possibili soltanto maggioranze di coalizione, qualora almeno due delle tre principali forze politiche (M5S, centrodestra e PD) si mettessero d'accordo. Negli ultimi due mesi, il presidente della Repubblica ci ha provato e riprovato, ma ogni suo tentativo è stato vanificato dai veti incrociati espressi dai partiti, il gioco delle tre carte. Chi sostiene che i partiti avrebbero dovuto mettersi d'accordo nel superiore interesse dell'Italia è fuoristrada: il compito dei partiti è rappresentare i cittadini; per rappresentare "superiori interessi" di partito potrebbe bastarne uno solo, ma gli italiani hanno riutato per sempre simili regimi e anche di questo dovremmo farcene una ragione. Per venir fuori da questo vicolo cieco, il presidente ha dichiarato di voler varare un governo "neutrale" o "di tregua", queste le parole usate, chiedendo al futuro presidente del Consiglio e ai suoi ministri di rinunciare a candidarsi alle prossime elezioni . Per la verità, egli ha usato anche l'aggettivo europeista, che oggi troviamo ovunque, come il prezzemolo. Ne viene fuori una bizzarra idea di neutralità, dal momento che due delle tre principali forze politiche sono alquanto ostili alle politiche imposte dall' "Europa" e, forse proprio per questo, hanno incrementato il proprio consenso. Non riesco a immaginare come possa ottenersi una tregua imponendo a tutti il punto di vista di una sola parte. Nelle intenzioni dichiarate dal presidente, tale governo, comunque, dovrebbe restare in carica fin quando le forze politiche non trovino un accordo e, in ogni caso, non oltre il prossimo dicembre quando, in mancanza di una coalizione politica in grado di avere i numeri in Parlamento, verrebbero indette elezioni anticipate.

Ma possono davvero esistere governi che non siano politici? Il nuovo governo, infatti, sarebbe chiamato fare la nuova legge finanziaria e a "sterilizzare" l'aumento dell'IVA, decidendo quindi chi dovrebbe pagarne il corrispettivo. Peggio ancora, i membri del futuro governo non sottoporrebbero il proprio operato al giudizio degli elettori, di fatto agirebbero senza alcun controllo da parte del Parlamento o del popolo. In sostanza, si tratterebbe di qualcosa di molto simile al governo Monti che fu fatto senatore a vita dall'allora presidente Napolitano, proprio perché non dovesse render conto ad alcuno delle politiche che lo avrebbero poi reso tristemente famoso. Come oggi, l'"Europa chiedeva" e Monti e Fornero non ne delusero le aspettative. Un governo "non politico" per compiere importanti scelte politiche tanto antipopolari che nessun governo politico avrebbe potuto. Un tale governo non ha nulla di democratico, è un sovrano assoluto, come quel Luigi XVI mandato via dal popolo francese al grido di Liberté, Egalité, Fraternité .

Maurizio Crozza

All'epoca di Monti, Crozza commentò "sento odore di cetriolo". Percependo forse qualcosa di simile, due delle principali forze politiche, il M5S e la Lega, hanno oggi dichiarato che mai appoggerebbero un simile governo e, poiché senza tali voti nessun governo è aritmeticamente possibile, si prospettano elezioni anticipate che, in tal caso, dovrebbero tenersi in estate. Stamane ho ascoltato alla radio illustri commentatori politici che si dichiaravano ostili alla possibilità di votare luglio o a settembre, aumenterebbe l'astensionismo, dicevano. Nella mia opinione, questo rischio è il minore dei problemi. Per comprendere quale veramente sia la posta in gioco e quale rischio corra la nostra democrazia, devo fare una breve digressione sulla maniera in cui in Italia si forma un governo.

Il presidente della Repubblica attribuisce l'incarico di formare il governo ad una persona che egli ritiene in grado di trovare una maggioranza in Parlamento. Nella situazione presente questa persona evidentemente non esiste, ma immaginiamo che egli si convinca di averla trovata e gli conferisca l'incarico. Il presidente del Consiglio incaricato, secondo la prassi, accetta l'incarico con riserva e avvia consultazioni con le forze politiche presenti in Parlamento. Se si convince, o dice di essersi convinto, di aver trovato i voti necessari, il presidente del Consiglio incaricato scioglie la riserva e viene nominato con decreto del presidente della Repubblica, subito dopo presta giuramento e assume i poteri di presidente del Consiglio. La Costituzione impone che egli sia tenuto a chiedere  la fiducia al Parlamento entro 10 giorni, se non la riceve deve presentare le dimissioni al Presidente della Repubblica, ma rimane in carica fin quando un nuovo governo non venga costituito. E, nell'attuale situazione politica italiana, questo significa che rimarrebbe in carica per tutta la campagna elettorale, fino all'elezione del nuovo Parlamento. Secondo la Costituzione italiana, in situazioni di urgenza, il governo può emanare decreti che hanno valore di leggi: questo è comprensibile ma, come è stato rilevato dalla Corte Costituzionale, i governi italiani hanno fatto ricorso con disinvoltura eccessiva alla decretazione d'urgenza. In passato sono state approvate così leggi ad personam: un decreto ha ridotto le imposte sulle "donazioni" fatte come anticipo di successione ereditaria permettendo a qualcuno (indovinate chi) di risolvere alcuni problemi aziendali. Quando il decreto è poi decaduto perché il Parlamento non lo ha convertito in legge, tutti i problemi di quell'azienda erano già stati risolti

Giulio Andreotti (a sinistra) con Bettino Craxi.


Fantapolitica? Credete che non possa accadere? Eppure è accaduto per ben tre volte nella storia della Repubblica. Nel 1953, Alcide De Gasperi aveva fatto approvare una nuova legge elettorale che prevedeva un forte premio di maggioranza per quei "partiti apparentati" che avessero raggiunto la soglia del 50%, qualcosa di simile all'Italicum di Matteo Renzi La sinistra (all'epoca era ancora "di sinistra") sostenne che si trattava di una legge-truffa che, qualora fosse scattata la soglia, avrebbe lasciato la Democrazia Cristiana unico arbitro della politica italiana. Anche allora, come oggi, gli italiani decisero di punire la DC e De Gasperi ed il premio non scattò. Anche allora il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, cercò di forzare la mano, incaricando prima De Gasperi e poi un'altro democristiano, Amintore Fanfani. Ma né De Gasperi né Fanfani ottennero la fiducia, i rispettivi governi durarono poco più di un mese, e la crisi politica trovò soluzione soltanto quando si formò un governo di coalizione. Nel 1972 il presidente Giovanni Leone affidò l'incarico a Giulio Andreotti che, com'era prevedibile, non ricevette la fiducia. Il governo tuttavia rimase in carica per oltre quattro mesi e gestì le elezioni anticipate. Leone e Andreotti sono stati tra i principali protagonisti degli scandali che, culminando con Tangentopoli, segnarono poi la fine della cosiddetta prima Repubblica.

Dare l'incarico di costituire il governo in assenza di numeri certi in Parlamento sarebbe, nella mia opinione, un azzardo carico di insidie per la democrazia. Da parte di chi riceve l'incarico, poi, sciogliere la riserva in assenza di numeri certi supererebbe i limiti della temerarietà. Un presidente del Consiglio al di fuori del controllo del Parlamento e del popolo sarebbe l'equivalente di un vero e proprio colpo di stato. Mi auguro che il nostro presidente della Repubblica voglia risparmiare al Paese un simile rischio. Meglio lasciare in carica Gentiloni.

domenica 29 aprile 2018

IDIOTI

« L'idea base del film mi è venuta nel momento stesso in cui abbiamo scritto il manifesto. Ho pensato ad un gruppo di persone che scelgono di comportarsi come degli idioti, tutto qui. » (Lars von Trier)

Idioti è un film del 1998, scritto e diretto dal danese Lars von Trier. Il tema dell'idiota, del "buon" idiota, attraversa tanta letteratura, a partire da un'interpretazione forse errata del Vangelo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3), «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25). Il mito del santo o dell'eroe idiota passa dall'"Orlando Furioso" dell'Ariosto, al "Don Chisciotte" di Cervantes, al "Candido" di Voltaire, a "L'idiota" di Dostoevskij, e si arricchisce di connotati inquietanti con la contaminazione di idiozia, male e santità, giungendo forse al culmine nelle due contorte cristologie presentate da Borges, con il racconto "Tre versioni di Giuda", e dallo stesso von Trier, con il film "Le onde del destino".

L'idiozia oggi è di moda. La moda aggiunge un ché di frizzante al già tremendamente instabile cocktail di idiozia, santità e male. Così è normale che si parli e soprattutto si scriva di un misterioso complotto in cui si suppone che i governi ci infliggerebbero "scie chimiche", quando il buon senso suggerirebbe che i governi sono anche capaci di grandi nefandezze, ma difficilmente ne compiono senza ragione. E nella storia delle scie manca proprio questo: il movente. Ma evidentemente si tratta di una rivincita che "i piccoli" si prendono contro "sapienti" e "dotti": credono alle "scie chimiche" tanto più perché si tratta di una storia senza senso; mi si perdoni la citazione un po' contraffatta del filosofo cristiano Tertulliano.

Oggi, nell'era delle "bufale", non ha più senso porre domande quali "come" o "perché", delle 5 "W" del giornalismo sopravvivono soltanto "chi" e "cosa", persino "dove" è diventato un optional, come la custodia dell'iphone.

Qualche tempo fa mi sono imbattuto in una castroneria mostruosa, in cui esplicitamente si rivendica la superiorità dell'ignoranza. Avevo scritto un post in cui si parlava di viadotti pericolanti, argomento ormai di quotidiana attualità dalle mie parti. Per carità di patria, mi limito a descrivere l'immagine che mi hanno postato, omettendo il nome del poveretto che lo ha fatto. La parte superiore dell'immagine è un disegno che mostra operai intenti a costruire una strada romana con un testo che riporto, «In origine l'uomo senza nessun titolo di studio iniziò a costruire strade "eterne"». Nella parte inferiore vi è una fotografia di un viadotto siciliano recentemente crollato ed un altro testo: «poi l'uomo si è evoluto frequentando le "Università"». Si tratta di una bufala doppia: in primo luogo gli ingegneri romani erano i migliori del mondo antico proprio perché... studiavano parecchio, come si potrebbe evincere dai dieci libri del "De Architectura" di Vitruvio, un "must" degli studi dell'epoca, in secondo luogo dubito che si possano spiegare i crolli dei viadotti con l'esistenza dell'università piuttosto che con l'ignoranza, la negligenza o il dolo.

domenica 7 gennaio 2018

Sacchetti biodegradabili: un milione di buone ragioni per smetterla di giocare!


Dal primo gennaio i supermercati devono fornire sacchetti biodegradabili a pagamento per tutti gli alimenti sfusi che devono essere pesati. La nuova norma, contenuta nella Legge n. 123 del 3 agosto 2017, non ha mancato di suscitare polemiche. Tra i sostenitori del provvedimento, alcuni  si sono trincerati dietro la solita frase "l'Europa ce lo chiede", in questo caso quantomai falsa poiché nessuna norma comunitaria impone l'uso di tali sacchetti. Altri, invece, hanno plaudito all'iniziativa del governo: si tratterebbe di un piccolo contributo per sostenere l'ambiente, giusto, quindi, imporlo per legge. Questa tesi sembra smontata dal fatto che tale "contributo" rimarrà nelle mani di chi ci vende gli alimenti contenuti nei sacchetti. Tra i molti critici, il Sole 24 ore, giornale abitualmente equilibrato nei giudizi,avanza una serie di dubbi che appaiono fondati [1]. Perché non permettere l'uso alternativo di sacchetti di carta, sicuramente più ecosostenibili? Perché imporre che i sacchetti siano monouso e, cioè, che non possano essere riutilizzati per lo stesso scopo e, ancora, perché stabilire che essi siano fabbricati con plastica vergine, cioè non riciclata? In alcuni ambienti economici, ripresi dallo stesso quotidiano milanese, si ventila che il provvedimento, più che proteggere l'ambiente, abbia il fine di favorire alcuni produttori di bioplastica: si spiegherebbe così il fatto che la plastica dei sacchetti potrà essere prodotta da materie prime rinnovabili soltanto al 40% (a regime si arriverà al 60%), in altre parole potrebbe persino non essere adatta al compostaggio dei rifiuti organici, in tal caso i sacchetti che ci verranno venduti dai supermercati dovrebbero essere conferiti con la plastica e non con la frazione umida...
Personalmente, non sono incline a credere che sia una manovra volta a favorire Tizio o Caio, produttori di sacchetti. Al contrario, penso che si tratti dell'ennesima norma raffazzonata, volta a dare l'impressione di aver fatto qualcosa per l'ambiente per poi spenderla in campagna elettorale, mentre l'ambiente rimane probabilmente l'ultima tra le priorità dei governi di questa legislatura. L'obbligo di usare plastica vergine e sacchetti monouso suggerisce infatti che tali misure potrebbero ottenere un effetto opposto a quello che si proclama di volere, aumentando la quantità di plastica così prodotta. E, di certo, non depone bene il fatto che la norma sia stata inserita in una legge con tutt'altro titolo (Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno)...

L'inquinamento da materie plastiche costituisce indubbiamente una delle emergenze del pianeta, come vuole ricordare la foto in alto: tali materiali "sopravvivono" nell'ambiente per tempi lunghissimi che, in qualche caso, giungono ai 1000 anni. La politica dei paesi più ricchi, negli ultimi anni, ha cercato di spingere nella direzione del riciclo di tali materiali. Si è preferito sorvolare sul fatto che il riciclo delle plastiche richiede energia, produce CO2, e, quindi, è di per se inquinante. Si è preferito dimenticare che le plastiche riciclate hanno sempre una qualità inferiore a quella delle plastiche vergini da cui derivano e, quindi, non sono adatte ad un uso igienico in contatto con alimenti. Un parziale cambiamento di rotta è contenuto nella direttiva UE 2015/720 del 29 aprile 2015. La direttiva è proprio quella invocata dal governo per giustificare la legge sui sacchetti. In realtà essa impone agli Stati membri l'adozione delle "misure necessarie per conseguire sul loro territorio una riduzione sostenuta dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero", obiettivo che, come abbiamo visto, la legge 123/2017 non può cogliere. La stessa direttiva UE spiega come la misura possa  (a) comprendere il ricorso a obiettivi di riduzione a livello nazionale oppure (b) prevedere il mantenimento o l'introduzione di strumenti economici nonché restrizioni alla commercializzazione.
Senza porsi alcun obiettivo di riduzione, il Governo italiano ha scelto la più facile strada (b) e ha deciso di imporre un costo visibile per (alcuni) sacchetti, cosa che parrebbe atta a disincentivarne il consumo, stabilendo però contestualmente l'obbligo di usare sacchetti vergini, nei fatti rendendo impossibile ogni riduzione, a meno che non intendiamo smettere di consumare frutta e verdura.

Nel seguito di questo articolo cercherò di discutere quali misure alternative veramente efficaci sarebbero state possibili, prendendo in considerazione le varie tipologie di imballaggi di plastica che oggi vengono riciclate con un costo elevato per la società o, peggio ancora, finiscono in discariche e inceneritori. Per ognuna delle tipologie, fornisco il peso stimato dei rifiuti prodotti in media da un italiano, per avere il peso totale basta moltiplicare per 60 milioni. Una fonte che si è rivelata utile a questo proposito è il blog "portalasporta", promosso dall'Associazione Comuni Virtuosi [2]. In ogni caso, come vedremo, la parola magica è riuso. Imballaggi e contenitori devono essere realizzati con materiali durevoli, come ad esempio il vetro o la plastica rigida, stabilendo norme che spingano al riuso degli stessi, come potrebbe essere una tassa su ogni contenitore.

Composizione dei rifiuti di materia plastiche provenienti dalle famiglie italiane. 


0.7 Kg: sacchetti per frutta e ortaggi

Prima di ogni altra cosa è necessario sapere di cosa stiamo parlando: i sacchetti per frutta e ortaggi oggi in uso da parte della grande distribuzione, come quelli impiegati prima della nuova legge, pesano circa 4 grammi. In un anno, secondo le statistiche, ogni italiano ne usa in media 170, circa 0.7 kg a testa o, se preferite, 42 mila tonnellate l'anno in Italia. E' dubbio che la nuova legge ridurrà in qualche modo questa quota.

1 Kg: detergenti per la cura della persona
Questo è il peso medio dei contenitori dei detergenti che un consumatore italiano acquista in media in un anno. Come ridurli? Accordare la propria preferenza ai saponi solidi, come un tempo si usava, piuttosto che a quelli liquidi, sarebbe la soluzione ideale: sono commercializzati usando la carta, materiale riciclabile e compostabile, come imballaggio. E come fare con lo shampoo o il bagnoschiuma, vere icone della società dei consumi [3]? Potrebbero essere venduti alla spina e versati in flaconi di vetro o plastica di proprietà del consumatore. Una soluzione che avrebbe un minore impatto sui consumatori è la vendita in buste di plastica monouso, come oggi avviene per alcuni "ricambi". Tali buste, avendo un peso sensibilmente inferiore, ridurrebbero l'impatto sull'ambiente.

 1,9 Kg: stoviglie usa e getta

A tanto ammonta il peso di piatti, bicchieri e posate di plastica prodotto in media da un italiano.
La soluzione è estremamente semplice, bisogna usare stoviglie costruite con materiali durevoli ed impiegare per il lavaggio le lavastoviglie, che richiedono un consumo di acqua e detersivi molto ridotto rispetto al lavaggio a mano. Evitando rimedi drastici come la proibizione delle stoviglie in plastica, sarebbe sufficiente imporre su di esse una tassa e fare una campagna di sensibilizzazione.

3 Kg: buste di plastica monouso

Le sporte monouso sono proibite in Italia dal 2011 soltanto presso la grande distribuzione di generi alimentari, ma continuano ad essere utilizzate presso negozi piccoli o di generi non alimentari o mercati rionali, per un totale stimato in circa 3 Kg l'anno per ogni italiano (prima della legge del 2011 erano 6 Kg). Estendere a tutti gli esercizi la normativa vigente per i supermercati alimentari consentirebbe di azzerare questa cifra.

4 Kg: contenitori per detersivi e detergenti per la casa

In media, in un anno, ogni italiano si disfa di 70 contenitori per detersivi e detergenti per la casa, per un totale di circa 4 kg. Obbligare la vendita alla spina dei detersivi liquidi avrebbe un forte impatto di riduzione dell'inquinamento. 

7 Kg: contenitori di plastica per bevande, succhi, acqua minerale, latte

Anche qui l'obbligo della distribuzione alla spina permetterebbe una drastica riduzione degli inquinanti.

Conclusioni

La proibizione degli shopper monouso presso i supermercati, stabilita per legge nel 2011 ed entrata in vigore soltanto nel 2015 dopo mille proroghe, ha permesso una importante riduzione della produzione di rifiuti di plastica che può essere stimata, per ogni anno, in circa 3 Kg per ogni italiano ovvero in 180 mila tonnellate in totale. La produzione totale di rifiuti di plastica ammonta tuttavia ancora a circa 17.6 Kg pro capite ovvero circa un milione di tonnellate l'anno in totale. La normativa introdotta dalla legge 123/2017 incide soltanto su 0.7 Kg pro capite di rifiuti di plastica, ovvero su circa il 4% del totale e non fornisce neppure garanzia di ridurre tale minuscola quota. Provvedimenti molto più efficaci potrebbero essere introdotti, senza incidere troppo sulle abitudini dei consumatori, intervenendo sugli shopper monouso (17% del totale degli attuali rifiuti di plastica) ancora permessi in molti esercizi commerciali, come pure con la proibizione dei contenitori monouso per detersivi e detergenti destinati all'impiego casalingo (23%). Ancora di più si può fare intervenendo sulle bottiglie di plastica adoperate per contenere bevande, latte o succhi (40%). Gli interventi che propongo porterebbero ad un abbattimento dell'80% dei rifiuti di plastica


[1] http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-01-03/ecco-come-funziona-legge-sacchetti-biodegradabili-210318.shtml?uuid=AEDsBpaD&refresh_ce=1
[2] http://www.portalasporta.it/plastica_meno_15_chili.htm
[3] https://www.youtube.com/watch?v=1RRt_3iU5Os