venerdì 30 agosto 2013

La Siria come l'Iraq? Perché la storia non si ripeta

La soldatessa americana England tortura un prigioniero di guerra irakeno nel carcere militare di Bagdad.


Il 20 marzo 2003, una coalizione guidata dagli USA di George W. Bush invase l'Iraq di Saddam Hussein, dando inizio alla Seconda Guerra del Golfo. I parlamenti degli USA e del Regno Unito autorizzarono l'invasione sulla base delle informazioni dei servizi segreti, secondo i quali l'Iraq disponeva di armi chimiche, biologiche e nucleari proibite dagli accordi internazionali.  L'Iraq era inoltre accusato di essere un "paese canaglia", avrebbe infatti fornito appoggio ad Al-Qaeda, l'organizzazione terroristica internazionale diretta dall'ex-agente della CIA Osama bin Laden, responsabile dello spettacolare attacco aereo dell'11 settembre 2001 che abbatté le torri gemelle del Word Trade Center di New York. La guerra terminò ufficialmente dopo poco più di un mese di combattimenti, il 1 maggio 2003. Saddam Hussein, catturato dagli americani, fu impiccato il 30 dicembre del 2006. In realtà il conflitto ebbe un lunghissimo strascico, degenerando in una guerra civile che non è mai terminata. Almeno 50 mila furono i militari morti e oltre 200 mila le vittime civili. Nella prigione di Abu Grahib a Bagdad, prigionieri irakeni furono torturati, stuprati, sodomizzati e uccisi.  La pubblicazione delle prove di questi crimini da parte de The New Yorker e la diffusione di immagini particolarmente crude, obbligarono l'esercito americano a svolgere un'inchiesta. Undici soldati americani vennero rimossi dal servizio e condotti innanzi alla corte marziale. Soltanto due militari di truppa furono condannati, a 3 e 10 anni di detenzione rispettivamente, mentre tutti gli ufficiali coinvolti vennero assolti.

Una finta esecuzione nel carcere militare di Bagdad


Vale la pena di ricordare qui gli obiettivi dichiarati della "missione militare", svolta congiuntamente da USA, Regno Unito, Australia e Polonia, mentre altri 36 paesi, inclusa l'Italia, collaborarono in un modo o nell'altro alle operazioni. Nel suo indirizzo alla nazione, il presidente USA George W. Bush [1] affermò che si trattava di "disarmare l'Iraq dalle armi di distruzione di massa, di por fine al supporto al terrorismo da parte di Saddam Hussein e di liberare il popolo iracheno". In realtà le armi di distruzione di massa non furono mai trovate e l'indagine svolta dalla NATO dopo il conflitto rivelò che l'Iraq aveva distrutto armi nucleari, chimiche e batteriologiche già 10 anni prima del conflitto, rispettando quindi le risoluzioni dell'ONU [2]. Nessuna evidenza fu trovata neppure per i supposti rapporti tra il regime di Hussein e Al-Quaeda. Le operazioni militari, infine, non sono riuscite neppure ad insediare un governo filooccidentale a Bagdad, dove continuano ad essere riportate violenze di ogni genere tra i diversi gruppi etnici e religiosi. L'operazione in Iraq, fortemente voluta da George W. Bush e dal primo ministro inglese Antony Blair fu quindi, da ogni punto di vista, un completo fallimento.
Un prigioniero di guerra irakeno torturato e ucciso a Bagdad


In questi giorni, il regime di Assad che governa la Siria è accusato di aver usato gas nervini contro la popolazione civile. Mentre non si possono aver dubbi sull'effettivo impiego di gas in Siria, non vi è alcuna certezza che tali attacchi siano attribuibili al regime di Assad [3]. Vale la pena, se non vogliamo correre il rischio di una nuova assurda guerra in Siria, renderci conto di come fu possibile falsificare prove dell'esistenza di armi nucleari e chimiche in Iraq, per renderci conto di quanto potrebbe avvenire domani in Siria. Il 28 gennaio 2003, due mesi prima dell'invasione, il presidente americano Bush annunciò nel suo discorso alla nazione che il governo britannico era in possesso di prove che dimostravano l'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq. Nel 2004 il Financial Times scoprì il cosiddetto Nigergate [4]: le false informazioni erano giunte da un agente del SISMI, Rocco Martino, che, in collaborazione con alcuni diplomatici nigeriani e dei servizi segreti francesi, aveva prodotto un dossier dal quale risultava un contratto per la fornitura di uranio all'Iraq da parte del Niger. Lo stesso Martino avrebbe poi recapitato il dossier ai servizi segreti inglesi.
L'impiccagione di Saddam Hussein.


Il parlamento britannico ha recentemente respinto la richiesta di autorizzazione preventiva per un attacco alla Siria. Probabilmente ha pesato qui il timore che il primo ministro Cameron potesse ripetere l'errore commesso da Blair ai tempi della seconda guerra del golfo. Il presidente americano Obama si dice deluso della decisione inglese e valuta opzioni diverse, inclusa l'eventualità di un attacco da parte dei soli USA. E' importante, ancora una volta, non cadere nel tranello di credere che la guerra possa essere combattuta per stabilire la democrazia alla Siria. Le esperienze dell'Iraq e dell'Afganistan, come quelle più recenti di Tunisia, Libia ed Egitto, ci insegnano come il sostegno occidentale ai rivoltosi contro regimi indubbiamente dispotici abbia sempre portato a situazioni di caos e regimi peggiori di quelli che si intendeva abbattere, rafforzando sempre i movimenti religiosi più estremisti.    

[1] http://georgewbush-whitehouse.archives.gov/news/releases/2003/03/20030322.html
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Iraq_Survey_Group
[3] http://www.tempi.it/siria-assad-armi-chimiche-dubbi-esperti#.UiCOj9JATbM
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Nigergate
[5] http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/esteri/iraq69/sismicia/sismicia.html

mercoledì 14 agosto 2013

I babbaluci




In siciliano i babbaluci (o anche vavaluci, vaccareddi, bugalaci) sono le comuni chiocciole di terra, piccoli moluschi della classe Gasteropoda. Si tratta di animali bizzarri: sono ermafroditi insufficienti, ogni individuo possiede infatti gli organi sessuali maschili e femminili, ma ha bisogno di un altro individuo per accoppiarsi, fecondandolo e rimanendone fecondato, contemporaneamente. D'inverno vanno in letargo, chiudendosi dentro il guscio e sigillandolo con una pellicola protettiva bianca, che verrà poi forata dall'animale alle prime piogge autunnali. I babbaluci in letargo vengono anche detti stuppateddi o 'ntuppateddi, e sono più pregiati, per le ragioni che vedremo sotto.

Giovanni Meli (Palermo, 1740-1815) fu medico, chimico, filosofo e grande scrittore in lingua siciliana, in verità più apprezzato all'estero che in Italia, tant'è che traduzioni critiche della sua opera sono disponibili in inglese ma non in italiano. In una delle sue Favuli murali (Favole morali), Meli descrive così l'incontro tra due babbaluci:

Purtandusi la casa su la schina
dui babbaluci all'umbra di una ferra,
cu la vucca di scuma sempri china
si ianu strascinannu terra terra

[Giovanni Meli, Li babbaluci in Favuli murali, in Moral Fables and Other Poems: A Bilingual Anthology, traduzione in inglese a cura di Gaetano Cipolla]
Portandosi la casa sulla schiena
due babbaluci all'ombra di un ferro,
con la bocca sempre piena di schiuma
andavano strisciando raso terra
Noti in Francia come escargot o petit-gris, i piccoli gasteropodi, a dispetto di sembianze talmente dimesse, sono protagonisti di alcuni capolavori dell'arte culinaria e si suppone posseggano proprietà afrodisiache.

Mia nonna Peppina, la madre di mio padre, univa alla sua sapienza antica di contadina siciliana le capacità di una cuoca impareggiabile.  Riporto qui la sua ricetta dei vaccareddi, una vera delizia.

I babbaluci vanno raccolti alle prime luci dell'alba e devono essere lasciati "purgare" per almeno 24 ore, meglio se per 3 giorni, in un recipiente con un coperchio fermato da un peso e con poca acqua, in modo che possano liberarsi di tutte le feci. Vanno poi sciacquati con cura e posti in una casseruola, coperti appena di acqua senza sale. Raggiunta l'ebollizione, vanno cotti per circa un'ora, con la fiamma bassa, aggiungendo acqua calda se necessario. Scolare, quindi, e sciacquare ancora. Se lo si desidera, togliere gli animaletti dal guscio, aiutandosi con uno stuzzicadenti. Far imbiondire in padella con olio d'oliva un battuto di sedano ed aglio, aggiungere due o tre pomodori, pelati e schiacciati a mano, e i babbaluci. Continuare la cottura per 15 minuti a fuoco lentissimo, aggiungere sale e pepe e, se lo si desidera, peperoncino rosso. Spegnere il fuoco e aggiungere basilico o menta freschi. I vaccareddi sono ottimi tanto caldi quanto freddi. 


La stessa ricetta va bene anche per le stuppateddi. In questo caso, tuttavia, non è necessario lasciare gli animaletti a purgare, perché non hanno mangiato nulla per tutta l'estate. Occorre invece rompere la pellicola e fare attenzione che... non scappino.

Anche Giovanni Meli era un uomo bizzarro. Pur non avendo mai preso i voti religiosi, prima di assumere la cattedra di chimica nelle università di Palermo e di Messina, lavorò come medico, stipendiato dall'abbazia benedettina di San Martino delle Scale, a Cinisi. Lì, forse per mimetizzarsi, prese l'abitudine di vestire l'abito talare, cosa che gli valse il soprannome di abate. Attentissimo osservatore, l'abate Meli fu, con Jean de La Fontaine, continuatore di quella tradizione favolistica iniziata con i classici Esopo e Fedro, e proseguita con lo splendido medievale Roman de Renart. Molte di queste favole fanno parte di una tradizione orale che si va spegnendo e cui attingeva a piene mani anche nonna Peppina, splendida raccontatrice di cunti. Nei quattro versi citati sopra, Meli coglie due aspetti antropomorfi dei babbaluci: l'aver sempre la bocca piena di schiuma e lo strisciare raso terra. Per completare la descrizione dobbiamo aggiungere le simpatiche corna retrattili (più correttamente dovrebbero dirsi tentacoli) possedute dai gasteropodi. Dalle nostre parti, un modo scherzoso per dare del "cornuto" a qualcuno è dire "Avi cchiù corna d'un vaguni i bugalaci" (ha più corna di un vagone carico di lumache). Il suono della parola babbaluci ricorda poi, per assonanza, il siciliano "babbi", cioè stupidi, creduloni. Così, i babbaluci divengono, in una metafora di uso comune, persone grette e stupide, schiumanti di invidia per tutto ciò che sopra di essi si innalza, pronti a credere qualunque fanfaluca venga loro raccontata, cornuti, ominicchi o addirittura pigliainculo e quaquaraqà, per riferirci alla classificazione sciasciana [1]. Un'ultima importante caratteristica degli animaletti, sfuggita a Meli, è stata ritrovata nella ricetta di nonna Peppina. Come abbiamo detto, infatti, il coperchio del vaso in cui i babbaluci vengono messi a purgare deve essere fermato con un peso, altrimenti i gasteropodi, facendo leva con le corna, sarebbero in grado di sollevarlo per fuggir via. 

A pensarci bene, c'è un che di meraviglioso, nel senso che suscita meraviglia, in questa capacità, condivisa da babbaluci e cretini, di smuovere il mondo facendo leva sulla propria miseria, sulla base soltanto di quanto si crede, solo per aver sentito da fonte che si ritiene degna di fede. Le credenze, infatti, non essendo né vere né false, sono capaci di cambiare il mondo, come osservava il filosofo pragmatista americano William James (1842-1910). E se è vero che "la mamma dei cretini è sempre incinta", allora la meraviglia può trasformarsi in incubo...  

Una favola recente, non se ne può più di ascoltarla in TV, recita qualcosa come "Sale lo spread, la crisi si aggrava. Scende lo spread basso, la crisi finisce". Oggi, con lo spread più basso che mai, gli italiani attendono felici al mare la mannaia della spending review che giungerà con le prime piogge d'autunno. Mi auguro almeno che, come per i babbaluci, questo possa segnare la fine del letargo. 

Una volta tanto non mi dilungo con la cronaca politica. Chiudo con "I babbaluci", una filastrocca popolare siciliana, messa recentemente in musica dal siciliano Roy Paci [2] e riportata di sotto insieme con la mia traduzione. Stupidi e creduloni, con la loro stolida determinazione,  possono fare danni incredibili, ma basta una vuci per fermarli. Io mi aggrappo a questa speranza.  

Viri chi dannu chi fannu i babaluci
ca chi li corna ammuttanu i balati
su n’era lestu a ghittarici na vuci,
viri chi dannu chi fannu i babaluci. 
C’era na vota un poviru muraturi,
c’avia un annu c’un putia travagghiari,
e priannu lu Santu Accutufatu,
truvò u travagghiu e cariu ru fabbricatu. 
Viri chi dannu chi fannu i babaluci
ca chi li corna ammuttanu i balati
su n’era lestu a ghittarici na vuci,
viri chi dannu chi fannu i babaluci. 
C’era ‘na vota ‘nu poviru piscaturi,
ch’avia tri gghiorna ca nun piscava nenti
s’arrivulgìu a lu Santu Patriarca
truvò lu pisci e affunnò cu’ tutta a varca. 
Viri chi dannu chi fannu i babaluci
ca chi li corna ammuttanu i balati
su n’era lestu a ghittarici na vuci,
viri chi dannu chi fannu i babaluci. 
C’era ‘na vota un poviru craparu
ca’ un beddu jornu persi tutti ‘i crapi,
s’arraccumanna a santu Micheli,
truvau li crapi e persi la mugghieri. 
Viri chi dannu chi fannu i babaluci
ca chi li corna ammuttanu i balati
su n’era lestu a ghittarici na vuci,
viri chi dannu chi fannu i babaluci. 
C’era na vota un poviru surdatu,
c’avia l’ugnu ru pieri ‘ncarnazzatu,
e priannu li Santi e San Micheli,
ci sanò l’ugniu e ci cariu u peri. 
Viri chi dannu chi fannu i babaluci
ca chi li corna ammuttanu i balati
su n’era lestu a ghittarici na vuci,
viri chi dannu chi fannu i babaluci.


Guarda quanto possono essere dannose le lumache
che con le corna possono sollevare le pietre
se non fossi stato lesto a richiamarle
Guarda quanto possono essere dannose le lumache. 
C’era una volta un povero muratore,
che non trovava lavoro da un anno,
e pregando Sant'Abbacchiato,
trovò lavoro e cadde dal fabbricato. 
Guarda quanto possono essere dannose le lumache... 
C’era una volta un povero pescatore,
che da tre giorni non pescava nulla
si rivolse al Santo Patriarca
trovò il pesce e affondò con la sua barca. 
Guarda quanto possono essere dannose le lumache... 
C’era una volta un povero pastore,
che un bel giorno perse tutte le capre,
si raccomandò a San Michele,
trovò le capre e perse la moglie. 
Guarda quanto possono essere dannose le lumache...

C’era una volta un povero soldato,
che aveva incarnita l'unghia del piede,
e pregando i Santi e San Michele,
ebbe guarita l'unghia e perse il piede.
Guarda quanto possono essere dannose le lumache...

[1] Riportiamo qui la bellissima citazione di Leonardo Sciascia, "Il giorno della civetta", Einaudi, 1961:
«Io» proseguì don Mariano «ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... [...]»

giovedì 11 luglio 2013

Naufragio!

La zattera della Medusa (1818),  dipinto di  Théodore Géricault, Museo del Louvre, Parigi.

Nel giugno del 1816, la fregata francese Méduse, già gioiello della marina napoleonica, partì insieme con altre tre navi  alla volta del Senegal. Il comandante, Hugues Duroy de Chaumareys era stato nominato capitano della fregata nonostante la scarsissima esperienza di navigazione: in tempo di Restaurazione contavano infatti soprattutto i quarti di nobiltà. Compito della piccola flotta: riprendere il possesso della colonia del Senegal. Tra i passeggeri della nave era infatti Julien-Désiré Schmaltz, governatore designato della colonia. Disponendo di una delle navi più veloci dell'epoca, il capitano volle abbandonare lo schieramento per giungere primo in Senegal. La sbruffoneria non sempre ripaga e così, il 2 luglio, la Méduse si incagliò su un banco di sabbia, 160 chilometri al largo della Mauritania. Fallito ogni tentativo di disincagliare la nave, a causa dell'inesperienza e dell'incapacità di capitano e governatore, i superstiti tentarono il viaggio verso la costa. Poiché le scialuppe non erano sufficienti, il capitano e gli ufficiali diedero ordine di imbarcare i marinai semplici su una zattera di fortuna che avrebbe dovuto essere trainata dalle scialuppe. Dopo appena pochi chilometri, il cavo di traino venne tranciato e i marinai della zattera abbandonati al proprio destino. Quasi completamente sprovviste di viveri e di acqua, sulla zattera, 20 persone morirono già la prima notte. Al nono giorno i sopravvissuti si diedero al cannibalismo. Il tredicesimo giorno, il 17 luglio, dopo che i più erano morti di fame e di sete o si erano gettati in mare per la disperazione, i pochi superstiti vennero salvati dal battello Argus; per cinque di essi non vi fu nulla da fare, tanto erano stremati, e morirono sulla Argus la notte seguente.
Quando, il 13 settembre, il Journal des débats pubblicò le testimonianze dei sopravvissuti della Méduse, lo scandalo sembrò travolgere la restaurata monarchia francese. Sottoposto alla corte marziale, il comandante riuscì ad evitare la pena di morte: egli fu semplicemente radiato dalla Marina francese e condannato a tre anni di prigione. La vicenda ispirò anche il pittore Théodore Géricault, per il famoso quadro "La zattera della Medusa", oggi conservato al Louvre di Parigi.

La Costa Concordia, incagliatasi in prossimità del'isola del Giglio il 31 gennaio 2012.

Tutti gli ingredienti del naufragio della Méduse, sbruffoneria, codardia e inesperienza tecnica, unite al disprezzo per le vite altrui, si ritrovano nel più recente naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 31 gennaio 2012. Anche lì, il capitano Francesco Schettino, fu uno dei primi a trarsi in salvo. La circostanza che il naufragio fosse avvenuto nelle acque in prossimità dell'isola del Giglio evitò, fortunatamente, gli atti di cannibalismo tra i superstiti. Le indagini, tuttora in corso, evidenziano possibili responsabilità degli armatori: i risparmi fatti sulle competenze dell'equipaggio e sulle dotazioni di sicurezza potrebbero essere tra le concause della morte delle 32 vittime.  In altri naufragi celebri, come quello della Titanic avvenuto nell'Oceano Atlantico il 10 aprile 1912, il comandante Edward John Smith diede prova di eroismo e dedizione inabissandosi con la nave dopo aver coordinato i soccorsi, ma anche in quel caso emerse l'insufficienza delle scialuppe di salvataggio. Così ci chiediamo se trarre profitto mettendo a repentaglio la vita altrui sia poi così tanto diverso dal cannibalismo...


Anche il nostro Paese si avvia mestamente verso la catastrofe. E, quel che è peggio, al timone stanno gli stessi responsabili dello sfacelo: la recessione economica è stata infatti fortemente voluta dai partiti, PD, PDL e Scelta Civica, che non si sono alternati ma, piuttosto, hanno condiviso la guida del governo. Tutti gli indicatori economici sono in rosso. Come Beppe Grillo ha dichiarato al presidente Napolitano:
I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. [...]  Il debito pubblico ci sta divorando, paghiamo di interessi circa 100 miliardi di euro all’anno, che crescono ogni giorno. Solo quest’anno per non fallire dovremo vendere 400 miliardi di euro di titoli. Le entrate dello Stato sono di circa 800 miliardi all’anno, un euro su otto serve a pagare gli interessi sul debito. Né Berlusconi, né Monti, né Letta hanno bloccato la spirale del debito pubblico, che cresce al ritmo di 110 miliardi all’anno. Gli interessi sul debito e la diminuzione delle entrate fiscali, dovute al fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi, rappresentano la certezza del prossimo default.
E' sufficiente ragionare un attimo soltanto per capire come le cose stiano effettivamente così. Cosa farebbero, infatti, un saggio contadino o un esperto artigiano, se si trovassero in difficoltà, pieni di debiti? Rimboccherebbero le maniche per lavorare di più, per produrre di più. E mai e poi mai rinuncerebbero ad acquistare le sementi necessarie per l'anno prossimo o gli strumenti di lavoro. I contadini e gli rtigiani sanno infatti che questo genere di tagli ucciderebbe le proprie imprese. La politica di Monti, Letta e Berlusconi è sempre la stessa: tagli e tagli. Così infatti ha deciso l'Unione Europea (UE), la Banca Centrale Europea (BCE) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la triste trojka che nei fatti ci governa. Più si taglia, più aumenta la disoccupazione, più imprese chiudono. E' semplicemente questo quanto sta succedendo. E, poiché i disoccupati non pagano tasse, più disoccupati significa minori risorse per pagare il debito pubblico. Il debito quindi cresce, fuori da ogni controllo, alimentato dagli interessi passivi ed ha ormai superato l'incredibile soglia dei 2000 miliardi. E' possibile uscire da questa spirale? E se è possibile, chi e come ci può portare fuori? A queste due domande cercheremo di rispondere con questo post.
In primo luogo, è sempre possibile l'uscita dalla crisi. L'Italia del 1945 era stata distrutta da una terribile guerra persa e tuttavia si risollevò. Come fu possibile? Lavorando!  la prima parte della risposta è semplice: la ricchezza è il lavoro, non il denaro. Il denaro deve essere usato, dando impulso all'industria ed all'agricoltura, indebitandosi per finanziarne la ricrescita. La risposta oggi è investire in attività produttive: agricoltura, industria, artigianato, istruzione, ricerca, università, sanità. Bisogna finanziare proprio quello che oggi si taglia! Dove si trovano i soldi? Si prendono a prestito, se si vuole rimanere nell'euro, altrimenti si esce dall'euro e si stampano! L'Italia del dopoguerra ha fatto proprio questo: ha stampato denaro. Qui i finti tecnici - sono tanti i tecnici ignoranti, forse anche di più di quelli in malafede - diranno che stampando moneta si genera inflazione (e qui hanno ragione), e che l'inflazione la pagano i ceti sociali più deboli. Senza entrare nei dettagli, ricordiamo che questo non è avvenuto nell'Italia del dopoguerra  per la semplice ragione che esistono contromisure efficaci. La prova? Chiedete ai vostri genitori o ai vostri nonni di quanto è cresciuto il tenore di vita degli italiani, inclusi i meno abbienti, negli anni '50 e '60 del  XX secolo! Bisogna fare però attenzione a non finanziare indiscriminatamente. Tanti finanziamenti in passato, sono finiti nelle mani di speculatori senza scrupoli o addirittura di mafiosi. Si deve, al contrario, finanziare esclusivamente il lavoro produttivo, cioè quello che incrementa la ricchezza della società. Alcuni tagli, poi, e qui entriamo nella seconda parte della risposta, sono possibili, anzi necessari. Possiamo e dobbiamo tagliare i redditi parassitari, quelli dei politici, ma anche quelli dei manager pubblici e privati, dei pensionati di lusso (oltre i 5 mila euro al mese). Dobbiamo e possiamo nazionalizzare quelle aziende e quelle banche che oggi vengono finanziate dallo stato o dagli enti pubblici senza alcuna garanzia. Qui sto parlando di casi come quello del Monte de' Paschi, ma potrei parlare anche di FIAT o di Mediaset. In questa maniera, con simili mirati tagli, otterremo il vantaggio aggiuntivo di liberare il paese da quel coacervo di interessi che ha corrotto la vita politica e si è impadronita dei partiti alimentandoli con mille tangenti.
Enrico Letta (PD) sulle spalle di zio Gianni (PDL).

Chi ci può portare fuori? E' del tutto evidente che non possono essere quelli che ci hanno portato a questo punto: PD, PDL e scelta civica fanno soltanto gli interessi della casta. Nei momenti di crisi grave, come questo, nascono movimenti di opinione che crescono e raggiungono la maturità politica: siamo noi stessi i capitani che possono guidare la nave Italia fuori dalla crisi, farla rinascere più forte e più bella. L'ultima mano della partita è già iniziata. Chiediamo le dimissioni dei responsabili della crisi e nuove elezioni.

mercoledì 3 luglio 2013

Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai!



Il Consiglio Superiore della Difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica, afferma oggi in un documento [1] che la decisione sugli F35 spetta solo al Governo e che il Parlamento non ha alcun "diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'esecutivo".

Il cacciabombardiere Lockheed Martin F-35 Lightning II. Nel 2009 (governo Berlusconi) le Commissioni difesa di Camera e Senato hanno espressero parere favorevole all’acquisto di 131 F35 al costo di 12,9 miliardi di euro.

Come, d'altra parte, aveva programmaticamente dichiarato, il Presidente Napolitano continua a sostenere che gli impegni assunti dai governi precedenti debbano essere "onorati". Chi e perché abbia assunto gli impegni e verso chi pare non sia lecito domandare. La Costituzione stabilisce che il Parlamento eserciti un potere ispettivo sugli atti del Governo e che possa indirizzarne l'operato attraverso mozioni. Ancora stabilisce che il governo decade qualora non goda più la fiducia delle Camere. Molto più di un potere di veto quindi.

Il Presidente Napolitano, cui la Costituzione assegna un ruolo di garanzia e di rappresentanza, evidentemente intende oggi dilatare il suo ruolo istituzionale. Forse per garantire interessi che non possono o non devono essere pubblicamente riconosciuti? 

Giorgio Napolitano. Già presidente della Repubblica, per un primo settennato (2006-13), il 20 aprile 20013 è stato rieletto  per un secondo settennato. 

Il costo per i cittadini degli F35, cacciabombardieri da guerra, non ci è noto con precisione, al prezzo (12,9 miliardi di euro) inizialmente approvato dal Parlamento nel 2009, al tempo dell'ultimo governo Berlusconi, devono infatti essere aggiunte le spese necessarie per il funzionamento. Si tratta quindi di parecchie decine di miliardi di euro, un costo paragonabile a quello di una pesante manovra fiscale. A questo grave balzello, che ricadrà interamente sulle spalle di cittadini oggi stremati dalla disoccupazione e dalla miseria, si aggiunge il triste tributo del sangue che i nostri giovani continuano a pagare sui campi delle cosiddette "missioni di pace", Afganistan e Somalia. A che servirebbero altrimenti 131 cacciabombardieri all'ultima moda?

Tornano in mente le parole pronunciate da un altro Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nel lontano 1983 [2], quando l'Italia era impegnata con un contingente militare e un ospedale da campo nella "missione di pace" in Libano: "Noi dobbiamo togliere il nostro contingente e lasciare a Beirut soltanto l'ospedale da campo. Questo è il mio pensiero personale, che non vuole influire sul pensiero del governo". In queste parole non soltanto si legge l'enorme differenza di stile tra Pertini e Napolitano: queste parole ci gridano quanto sia stato profondo il degrado della vita politica del nostro Paese negli ultimi 30 anni. 

Sandro Pertini, presidente della Repubblica  Italiana dal 1978 al 1985.

Com'è possibile che un Paese che, secondo l'articolo 11 della Costituzione, "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" possa tollerare la presenza di soldati italiani in teatri di guerra in cui l'aviazione americana esegue massacri di civili? Qui mi riferisco ai raid aerei che il soldato americano Manning [3] denunziò a Wikileaks:  87 vittime civili in Afganistan nel 2009 e 11 in Iraq nel 2007. Gli F35 servono per portare avanti questa nefasta politica di aggressione. Chi, come Manning o Assange, il fondatore di Wikileaks, ha avuto il coraggio di denunciare questo abominio oggi o è latitante o si trova recluso negli Stati Uniti di Obama, accusato di tradimento e spionaggio.

Bradley Manning, ex soldato americano con cittadinanza britannica, detenuto in isolamento nel carcere americano di Quantico per avere fornito a Wikileaks documenti riguardanti bombardamenti americani contro civili in Iraq e in Afganistan. 
Che tipo di alleanza oggi lega l'Italia e gli altri paesi dell'Unione Europea? La cronaca degli ultimi giorni mostra che l'amministrazione di Obama ha fatto eseguire intercettazioni illegali di cui sono state vittime persino capi di stato europei. L'uomo che ha denunciato lo scandalo, l'ex agente USA Edward Snowden, sta in questo momento cercando di sfuggire all'accerchiamento americano. E' dell'ultima ora la notizia [4] che diversi paesi europei abbiano negato il permesso di atterraggio all'aereo del presidente venezuelano, che gli americani temevano potesse trasportare il super ricercato Snowden. L'articolo 10 della Costituzione italiana afferma che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica". Snowden ha difeso la libertà di tutti noi. Tuttavia non credo che riusciremo a trovare il coraggio di concedergli asilo.   

Mi piace concludere con le belle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini nel suo discorso d'insediamento, il 9 luglio 1978, innanzi alle Camere in seduta comune [5].
L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. 



[1] http://www.huffingtonpost.it/2013/07/03/f35-consiglio-supremo-difesa_n_3539689.html?utm_hp_ref=italy

[2] http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/Pertini/documenti/per_disc_31dic_83.htm

[3] http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=35668:salvate-i-soldati-della-liberta-b-spinelli

[4] http://www.repubblica.it/esteri/2013/07/03/news/datagate_bloccato_a_vienna_il_volo_del_presidente_boliviano-62290435/?ref=HREC2-1

[5] http://www.senatoperiragazzi.it/media/Documenti/fascicolo_pertini_Layout_1.pdf

giovedì 27 giugno 2013

Benvenuti nell'Antropocene!

Da Wikipedia: "Antropocene è un termine coniato nel 2000 dallo scienziato Premio Nobel Paul Crutzen per definire l'era geologica attuale, in cui l'uomo e le sue attività sono le principali fautrici delle modifiche climatiche mondiali." 
In realtà la definizione di Crutzen, il chimico che ha spiegato il ruolo dei fluoroclorocarburi (come il freon dei frigoriferi di un tempo) sul cosiddetto buco dell'ozono e sull'effetto serra e quindi sul riscaldamento globale e' un po' più ampia. L'era antropocenica, a differenza delle precedenti ere geologiche e' caratterizzata dal fatto che una singola specie, l'uomo appunto, ha acquisito la capacità di determinare gli equilibri dell'ecosistema, non semplicemente il clima. 
Nella nostra società gli atteggiamenti più diffusi, rispetto a questa nuova capacità acquisita dall'uomo, sono due ed entrambi scarsamente fondati sul piano scientifico. Da una parte abbiamo coloro i quali, affascinati dall'idea dello sviluppo tecnologico, sono disponibili a pagare per questo qualunque prezzo. Tale, per esempio, era la posizione assunta sugli accordi di Kyoto per la limitazione della produzione dei gas serra, dall'amministrazione Bush o dalle economie emergenti asiatiche: “Abbiamo bisogno di energia per il nostro sviluppo economico, la Terra se la caverà, come se l'e' sempre cavata prima, a smaltire gli inquinanti”. L'altra posizione e’ quella dei cosiddetti Verdi, o meglio dei più ingenui tra questi, e consiste nel demonizzare qualunque attività che venga considerata “non naturale”. Spesso tale posizione e’ stata definita dalla parte avversa “la politica dei no”: no all’autostrada e no alla ferrovia. Purtroppo, se non vogliamo viaggiare in calesse, serviranno, l’una o l’altra. A me sembrano ridicoli quanti, guidando il fuoristrada e parlando al telefonino ci invitano a tornare alla natura. L’uomo modifica in modo massiccio la natura non certamente dal tempo della rivoluzione industriale, ma piuttosto da 10 000 anni, da quando fu introdotta l’agricoltura, e come per altro, scrive lo stesso Crutzen nell’ottima opera di divulgazione tradotta in Italia con il titolo “Benvenuti nell’antropocene” [Mondadori 2005 Collana: Strade blu ISBN: 8804537302], e oggi ha acquisito la capacità di intervenire in modo positivo sugli equilibri naturali. 
Certamente un diffuso luogo comune e’ che naturale sia bello, buono e giusto, mentre gli aggettivi “innaturale” o “artificiale” sono spesso associati a lugubri scenari. Proviamo un attimo a superare questo pregiudizio e proviamo a chiederci se desideriamo la desertificazione del Sahel o se siamo pronti ad affrontare una nuova era glaciale. Se la risposta fosse negativa, mi permetto di ricordare che le glaciazioni e la nascita di nuovi deserti sono eventi naturali nella storia della terra. Un tempo l’uomo non aveva alcuna possibilità di intervenire sul ciclo naturale che alterna periodi caldi e glaciazioni, oggi potrebbero esistere delle possibilità di intervento. Dovremmo forse rigettarle in blocco perché innaturali?  
Una ricostruzione al computer della "Terra a palla di neve". Così, secondo i  geologi, doveva apparire la terra intorno a  650 milioni di anni or sono. Le cause? Tutte naturali!


lunedì 10 giugno 2013

Messina merdifica tutto: i fiori nel fango di Maregrosso


Messina, Maregrosso. Immaginate il set di un film cyberpunk sulla mafia, qualcosa a mezzo tra Matrix e Gomorra di Matteo Garrone. Un quartiere di baracche ed edifici blindati, ovunque telecamere a spiarti, ovunque colline d'immondizia. E un'ora di punta, ma non c'è traffico, nessuna persona perbene verrebbe qui, dove tutto è abusivo e sporco.

Una colonna tortile, di cemento decorato con maioliche, emerge tra i cumuli di immondizia, in quello che resta del giardino di una baracca poverissima, dietro un cancello di ferro e una rete metallica, di quelle che si adoperano per recintare i pollai.


Ci rendiamo conto della presenza di un intero mondo. Tutto intorno bassorilievi e sculture a tutto tondo, realizzate con materiali poverissimi, cemento e pezzi di mattonelle raccolti in discarica. E' raffigurato di tutto, dai nani di Biancaneve, ad immaginifici stegosauri, ai cavalli, alle zebre, fino ad incredibili guerrieri omerici che sembrano venuti fuori dall'Iliade con le loro spade ed i loro scudi.  


Si tratta del mondo in cui visse il cavalier Cammarata. Il nome di battesimo non sembra che lo ricordi nessuno. Il titolo ci suggerisce che fosse un cavaliere dell'ordine di Vittorio Veneto, un reduce della Grande guerra. Cammarata trasse i materiali con cui costruì la sua dimora povera ed abusiva dalle discariche. Negli stessi materiali fermò le immagini della sua fantasia, cercando di sfruttare ogni millimetro dei pochi metri quadri per lui disponibili. Non si vede un solo angolo che non sia decorato.


Molti anni fa, sui muri della palazzina di fronte, Cammarata aveva affrescato scene tratte dall'Odissea. Oggi non ne resta nulla, nelle dinamiche condominiali non sono previsti gli affreschi e quelle pareti sono ritornate al primitivo stato di anonimo squallore.


Un artista naif visse dunque a Maregrosso, rispettato o sopportato che fosse, perché anche i diseredati hanno un cuore. Sicuramente il lavoro dell'artista non è stato rispettato dopo la morte di questi. Il Comune, dicono, avrebbe voluto demolire tutto, perché tutto era abusivo. Non si sa perché, ma la demolizione fu parziale e alcune pareti della dimora di Cammarata rimasero in piedi. Sopravvive ancora la scritta "Fontana dei desideri, gettate una moneta", ma della fontana non c'é più traccia. 



Non sono un critico d'arte, tuttavia ho l'impressione che i resti della dimora di Cammarata meritino di essere conservati e tramandati ai posteri. Negli anni successivi alla morte dell'artista a Messina si sono succedute giunte di destra e di sinistra, commissari straordinari, assessori di i partiti politici e di tutte le risme. In questi anni la città si è nullificata, la speculazione ha divorato i viali. Pochi mesi fa, alcuni artisti cercavano di far rivivere un brutto teatro costruito negli anni '70, da loro ribattezzato Teatro Pinelli, con spettacoli teatrali e musicali, assemblee, corsi di danza. Furono espulsi e denunciati come delinquenti. Messina merdifica tutto. Oggi a Messina si vota, chiunque sia il prossimo sindaco, si ricordi di Cammarata!

Ringrazio Antonio Cattino che ha scattato le belle fotografie del lavoro di Cammarata. La prima foto in alto è invece mia.

venerdì 24 maggio 2013

La strategia della demenza


Nel 2009 la rivista americana Newsweek usciva con un palloncino aereostatico in copertina con dentro scritto "The recession is over" (la recessione è finita). Si trattava di un classico ballon d'essai, pallone sonda in francese, un annuncio (verosimilmente falso) fatto di proposito al solo fine di verificarne l'impatto sull'opinione pubblica. In francese ballon, oltre che con pallone aereostatico, può tradursi anche con "balla", nel senso di grossolana menzogna, e questo rende l'espressione ballon d'essai ancora più deliziosa. A noi poi la parola sonda ricorda pure gli ombrelli dai quali continuamente cerca di fuggire il Cipputi di Altan, così l'espressione finisce per farci rotolare dalle risate...



I notiziari politici di questi giorni ci sembrano tutto un susseguirsi di ballon d'essai, con annunci allarmanti dei principali partiti che sostengono il governo Letta, cui segue tutto un rincorrersi di smentite e di controsmentite. Vediamo, tra queste balle, alcune delle più grosse.

Zanda e Finocchiaro, capi dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato del PD, annunciano un disegno di legge (DDL) che consentirebbe di presentare liste alle elezioni soltanto ai partiti politici che fanno pubblicare i propri statuti sulla Gazzetta Ufficiale e che soddisfano a certi requisiti. In realtà, da una lettura più attenta del DDL, si evince che lo scopo dell'iniziativa è imporre a tutti i movimenti politici la presenza di frazioni interne, le correnti. Tanto per capire la portata del DDL, il vecchio PCI di Berlinguer sarebbe stato escluso dalle elezioni perché non ammetteva correnti organizzate al proprio interno. Durissima la reazione di Beppe Grillo, "il M5S non è un partito e non intende diventarlo, se faranno questa legge diserteremo le prossime elezioni". A noi, lo abbiamo scritto su Facebook, il DDL Zanda-Finocchiaro ha ricordato l'esclusione dal Parlamento dei deputati aventiniani fatta decretare da Mussolini nel 1926 e successivamente estesa anche ai comunisti, l'atto che segnò la trasformazione di un pessimo governo in un feroce dittatura. A questo punto si succedono le smentite, Matteo Renzi dichiara di non condividere la proposta, i giornali pubblicano che è stata ritirata, i proponenti dichiarano di non averla mai ritirata, ma che non è urgente e che probabilmente non sarà mai discussa.


Quasi contemporaneamente, il capogruppo del PDL, il vulcanico Renato Brunetta, annuncia che è stato trovato un accordo politico con il PD per cambiare la legge elettorale del 2005, l'odiato Porcellum. Ma, precisa Brunetta, si tratterà di "cambi minimali", tanto che la stampa ha già trovato un nome per la nuova legge: il Maialinum. Il Porcellum di oggi, con il fine dichiarato di garantire la governabilità del Paese, attribuisce un premio di maggioranza. Esso ha già avuto effetti pessimi, favorendo il trasformismo politico. Quella che era stata chiamata sinistra antagonista si è infatti divisa tra quanti (lista Ingroia) non hanno inteso accettare la politica recessionista del fiscal compact imposto da Bruxelles e accettato dal PD e, per questo, sono stati esclusi dal Parlamento nonostante un discreto consenso elettorale e quanti, obtorto collo, qui pensiamo a SEL, quegli accordi hanno sottoscritto per rimanere dentro il Parlamento. A peggiorare il tutto, vi è il fatto che il premio di maggioranza venga attribuito in modo schizofrenico, alla Camera si premia la coalizione vincente a livello nazionale, mentre al Senato quella vincente a livello regionale, rendendo così il Senato estremamente instabile e impedendo quella governabilità che della legge era il fine dichiarato. La vera finalità della legge è, al contrario, impedire ai cittadini di esprimere voti di preferenza, delegando nei fatti un potere enorme ai segretari dei partiti politici che scelgono e dispongono in liste ordinate le candidature. Per queste ragioni, nessuna legge italiana quanto il Porcellum fu denigrata nei talk show dai politici, quegli stessi politici che, in Parlamento hanno eluso ogni invito a modificarla. Adesso la situazione è cambiata: finalmente la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità del Porcellum. Non soltanto è scontato l'esito del pronunciamento, ma è anche verosimile che la Consulta fornirà precise indicazioni circa le modifiche necessarie, legando così le mani a PD e PDL. In questa luce appare chiaro lo scopo dell'accordo: la Corte Costituzionale, chiamata a giudicare del Porcellum, non potrà pronunciarsi sul Maialinum, non importa se le differenze tra i due sono marginali. La logica suina della legge elettorale sarà comunque salva. Accordi del tipo annunciato da Brunetta sono verosimili, perché convengono a PD e PDL, ma incoffessabili: la serie di smentite e controsmentite seguite all'annuncio di Brunetta serve quindi alla banda del buco per aumentare la confusione nella testa dei propri potenziali elettori. 




Un altro ballon d'essai, è la dichiarazione resa da Brunetta l'indomani della condanna in secondo grado del leader del suo partito, Silvio Berlusconi. Brunetta si riferisce alla manifestazione indetta a Brescia dal PDL per protestare contro la condanna e ai fischi presi in piazza da Berlusconi. "Quanto e’ successo sabato a Brescia è inaccettabile. E’ inaccettabile che una libera manifestazione elettorale organizzata legittimamente da uno dei piu’ importanti partiti italiani venga sfregiata, violentata, stuprata da un gruppo di teppisti, per lo piu’ con bandiere riconducibili a forze politiche presenti in Parlamento.". Le bandiere erano quelle del M5S e di SEL. Sulla stessa lunghezza d'onda, il ministro dell'Interno, la montiana Anna Maria Cancellieri: "C'è una situazione di grande preoccupazione e sono mesi che ci stiamo preparando a momenti difficili". Secondo la ministra occorrono "arresti differiti" dei manifestanti e "DASPO". Il DASPO è il divieto di accedere a manifestazioni sportive che viene comminato ai tifosi più facinorosi. Evidentemente si pensa di creare liste nere di persone diffidate dal partecipare a manifestazioni politiche, anche se, come riconosce la Cancellieri, "vi sono problemi di ordine costituzionale da risolvere".





Già, la Costituzione della Repubblica costituisce un ostacolo per chi come, Zanda, Finocchiaro, Brunetta e Cancellieri, vuole uno stato forte, che sappia tenere i rompiscatole del M5S fuori dal Parlamento, che impedisca ai cittadini di manifestare nelle piazze le loro opinioni, arrestandoli prima, durante e dopo le manifestazioni. Questo mentre deve essere impedita anche la più remota possibilità che anche un solo politico vada in carcere. Le carceri traboccano, dice la Cancellieri, occorre "ripensare il sistema delle pene", pene "alternative", allora "pensando che l’obiettivo è che i reclusi ne escano migliori". So che molti non condivideranno la mia opinione, ma io credo che le pene alternative, tradotto vuol dire pecuniarie, non sono uguali per tutti. Recentemente hanno sequestrato l'auto al figlio di un mio amico che guidava ubriaco, la macchina sarà venduta all'asta. Credete che una pena siffatta colpisca alla stessa maniera il figlio di un operaio, che magari lascerà il padre senza il mezzo con il quale recarsi al lavoro, ed il figlio di un riccastro o di un politico corrotto? Una settimana in galera avrebbe colpito entrambi allo stesso modo.

Boato, in portoghese, significa tanto rumore, frastuono, quanto pettegolezzo, insinuazione. Mi piace concludere con due citazioni. Una è tratta da un saggio di Marco Galleri [1] sulla Rivoluzione portoghese dei garofani (1974-76) e riguarda il ruolo deleterio che il boato ebbe su di essa:
Il boato, cioè le voci incontrollate che sconvolsero, influenzarono e inquinarono la vita politica portoghese, fu una caratteristica tipica di questo periodo, per quanto non certo assente in tutta la storia portoghese, ricchissima di complotti veri o immaginati. Il boato, tanto temuto da suscitare apposite campagne di stampa di sensibilizzazione sul problema da parte del governo attraverso la Quinta Divisão, serviva ai più svariati scopi: minacciare e impaurire una determinata parte del Paese o delle forze politiche, coalizzarle contro un nemico più o meno immaginario, lanciare sospetti, impedire la realizzazione di golpes possibili o presunti con la loro rivelazione, mandare messaggi cifrati, o ancora semplicemente inquinare le acque già torbide del processo politico, in un Portogallo in preda alle convulsioni.
L'altra citazione è un brano dal dal romanzo 1984 di George Orwell [2] e riguarda il bipensiero, il sapere e non sapere
Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullavano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l'unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell'indurre l'inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola "bipensiero" ne implicava l'utilizzazione.

[1] Marco Galleri, "Il Portogallo dei garofani: rivoluzione, controrivoluzione, normalizzazione (1974-1976)", in "Storia e futuro", 2008.
[2] George Orwell, 1984, traduzione di Stefano Manferlotti (2000).


lunedì 20 maggio 2013

PD e PDL come Mussolini ed Hitler.?

Zanda e Finocchiaro, capigruppo del Partito Democratico alla Camera e al Senato, presentano una proposta  di legge dal sapore golpista che proibirebbe ad associazioni politiche non partitiche di presentarsi alle elezioni. Alle elezioni di qualsiasi livello, persino nel più piccolo dei comuni, potrebbero infatti presentarsi soltanto partiti politici con personalità giuridica e con statuto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Così reagiscono i partiti politici italiani all'umiliazione subita il 24 febbraio quando, forte del voto di nove milioni di cittadini, il Movimento 5 Stelle è entrato in Parlamento superando le mille trappole dell'attuale legge elettorale, il Porcellum, come fu battezzato dal suo proponente, l'allora ministro leghista Roberto Calderoli.

La proposta di Zanda e Finocchiaro intende blindare l'accesso al Parlamento che, nelle loro intenzioni, dovrebbe essere consentito soltanto agli uomini dei partiti. Durissima la reazione di Beppe Grillo che dal suo blog annuncia:
Il MoVimento 5 Stelle non è un partito, non intende diventarlo e non può essere costretto a farlo. Se la legge anti MoVimento di Finocchiaro e Zanda del pdmenoelle sarà approvata in Parlamento il M5S NON si presenterà alle prossime elezioni.
I partiti si prenderanno davanti al Paese la responsabilità di lasciare milioni di cittadini senza alcuna rappresentanza e le conseguenze sociali di quello che comporterà.
La proposta di legge Zanda-Finocchiaro sarebbe l'ennesimo atto di chiusura alla società civile da parte di Pd e PDL, un'azione veramente scellerata e, di fatto, equivalente ad un colpo di stato.in quanto tesa ad eliminare dal Parlamento una delle principali forze politiche del Paese, il M5S. I partiti politici italiani, il PD e il PDL, si avocherebbero il diritto di nominare i deputati, così come fece il Gran Consiglio del Fascismo con la "riforma elettorale" del 1928.



venerdì 10 maggio 2013

1984: Una giornata di lavoro al Ministero della Verità


Il Ministero della Verità (miniver, in neolingua) è il luogo in cui la storia viene ogni giorno riscritta, per adeguarla alla Verità del partito, rimuovere ogni anacronismo e rendere impossibili errori di previsione. Nelle pagine qui sotto, leggiamo di una giornata di lavoro di Winston, protagonista di 1984 di Orwell[1], impiegato del miniver. Aggiungiamo un link allo splendido lavoro di "AuroraMeccanica", studio di animazione, dal titolo "Lettere dal Ministero della Verità"[2].

[1] Orwell, 1984, traduzione di Stefano Manferlotti (2000).
[2] http://www.aurorameccanica.it/auroraworks/lettere-dal-ministero-della-verita/

Emesso il profondo, inconscio sospiro che nemmeno la vicinanza del teleschermo riusciva a fargli reprimere quando iniziava la sua giornata di lavoro, Winston diresse verso di sé il parlascrivi, soffiò via la polvere dal microfono e inforcò gli occhiali, quindi srotolò e fissò insieme quattro cilindretti di carta già caduti dal tubo della posta pneumatica che si trovava sul lato destro del suo tavolo.

Nelle pareti del cubicolo si aprivano tre orifizi: a destra del parlascrivi, un piccolo tubo pneumatico per i messaggi scritti, a sinistra un tubo più grande per i giornali, e al centro, ad agevole portata del braccio di Winston, un'ampia feritoia oblunga protetta da una grata metallica. Quest'ultima serviva a eliminare la carta straccia. Nell'intero edificio vi erano migliaia, anzi decine di migliaia di feritoie simili, ubicate non solo nelle singole stanze, ma anche nei corridoi, non troppo distanti l'una dall'altra. Per chissà quale motivo le avevano soprannominate "buchi della memoria". Quando qualcuno sapeva che un certo documento doveva essere distrutto, oppure vedeva per terra un pezzo di carta in tutta evidenza gettato via, automaticamente sollevava il coperchio del buco della memoria più vicino e ve lo lasciava cadere dentro, dove un vortice di aria calda l'avrebbe trasportato fin nelle enormi fornaci nascoste da qualche parte nei recessi del fabbricato.

Winston esaminò i quattro ritagli di carta che aveva srotolato. Ciascuno conteneva un messaggio più lungo di una, due righe, redatto in quella specie di gergo tutto fatto di abbreviazioni (scritto non proprio in neolingua, anche se costituito per la massima parte di parole in neolingua) che al Ministero impiegavano a uso interno. I messaggi erano i seguenti: times 17.3.84 discorso granfrat africa malriportato rettificare times 19.12.83 refusi previsioni pianotrienn quartoquarto 83 refusi verificare numero corrente times 14.2.84 miniabb cioccolato malriportato rettificare times 3.12,83 relaz ordinegiorno granfrat arcipiùsbuono rifer at nonpersone riscrivere totalm anteregistr sottoporre autsup Con un debole senso di soddisfazione, Winston mise da parte il quarto messaggio: era un affare di responsabilità, complicato, che era meglio sbrigare per ultimo.

Gli altri tre erano roba di ordinaria amministrazione, anche se il secondo avrebbe probabilmente comportato la noiosa consultazione di colonne e colonne di cifre.


Winston digitò "numeri arretrati" sul teleschermo e chiese le copie del «Times» che gli occorrevano e che dopo qualche minuto scivolarono giù dal tubo pneumatico. I messaggi che aveva ricevuto si riferivano ad articoli o notizie che per una qualche ragione si era ritenuto necessario cambiare o, come si diceva ufficialmente, rettificare. Dal «Times» del 17 marzo, per esempio, si evinceva che il Grande Fratello aveva previsto, nel discorso tenuto il giorno prima, che il fronte dell'India meridionale sarebbe rimasto calmo, mentre nell'Africa del Nord ci sarebbe stata presto un'offensiva eurasiatica. Pareva, però, che l'Alto Comando eurasiatico avesse scatenato l'offensiva nell'India meridionale e lasciato in pace l'Africa del Nord. Era quindi necessario riscrivere un passo del discorso del Grande Fratello in modo da fargli prevedere quello che era poi accaduto. Altro esempio: il «Times» del 19 dicembre aveva pubblicato le previsioni ufficiali relative alla produzione di svariati beni di consumo negli ultimi tre mesi del 1983, col quale si concludeva anche il secondo anno del Nono Piano Triennale. Il giornale di oggi riportava i dati della produzione effettiva, dai quali traspariva che le previsioni erano grossolanamente errate, in ogni dettaglio. Il compito di Winston consisteva nel rettificare i dati originali, facendoli coincidere con quelli odierni.

Quanto al terzo messaggio, esso faceva riferimento a un errore molto semplice, che si poteva sistemare in due minuti. Pochissimo tempo prima, a febbraio, il Ministero dell'Abbondanza aveva promesso (le fonti ufficiali avevano parlato di "categorico impegno") che nel corso del 1984 non ci sarebbe stata alcuna riduzione nel razionamento del cioccolato. In realtà, come Winston sapeva bene, per la fine della settimana la razione di cioccolato sarebbe stata ridotta da trenta a venti grammi: bastava sostituire alla promessa originaria l'avvertenza che forse per il mese di aprile si sarebbe dovuti ricorrere a una riduzione della razione di cioccolato.

Finito che ebbe con questi tre messaggi, Winston attaccò con una graffetta a ogni specifica copia del «Times» le correzioni dettate al parlascrivi, dopodiché le spinse nel tubo. Poi, con un movimento ormai divenuto quasi inconscio, accartocciò i messaggi originali e qualsiasi appunto che aveva personalmente preso e li fece cadere nel buco della memoria, dove le fiamme li avrebbero divorati.

Sapeva soltanto approssimativamente quello che accadeva nel labirinto invisibile al quale portavano i tubi pneumatici. Una volta che fossero state raccolte e ordinate tutte le correzioni che si erano imposte per un particolare numero del «Times», il numero in questione veniva ristampato, mentre la copia originale veniva distrutta e sostituita negli archivi da quella nuova. Un simile processo di alterazione continua non era applicato solo ai giornali, ma anche a libri, periodici, manifesti, film, commenti sonori, cartoni animati, fotografie, insomma a ogni scritto o documento passibili di possedere una qualche rilevanza politica o ideologica. Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto, il passato veniva aggiornato. In tal modo si poteva dimostrare, prove documentarie alla mano, che ogni previsione fatta dal Partito era stata giusta; nello stesso tempo, non si permetteva che restasse traccia di notizie o opinioni in contrasto con le esigenze del momento. La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva. In nessun caso era possibile, una volta portata a termine l'opera, dimostrare che una qualsiasi falsificazione avesse avuto luogo. La sezione più ampia dell'Archivio, di gran lunga più grande di quella in cui lavorava Winston, era formata da persone il cui unico compito consisteva nel reperire e acquisire tutte le copie di quei libri, giornali o altri documenti che, essendo state sostituite, era necessario distruggere. Un numero del «Times» che era stato forse riscritto una dozzina di volte a seguito di cambiamenti nella linea politica o in conseguenza di profezie errate del Grande Fratello era ancora lì, in archivio, con la sua data originaria, e non esisteva nessun'altra copia che potesse contraddirlo. Anche i libri venivano ritirati e riscritti in continuazione, poi ristampati senza ammettere che vi fosse stato apportato un qualsiasi cambiamento. Perfino le istruzioni scritte che Winston riceveva e delle quali si sbarazzava non appena non gli servivano più non affermavano mai, né lasciavano dedurre, che si dovesse compiere un qualsiasi atto di falsificazione: facevano puntualmente riferimento a lapsus, errori tecnici, citazioni imprecise, errori di stampa che dovevano essere corretti per amore della precisione.

In realtà, pensò Winston mentre rimetteva a posto le cifre fornite dal Ministero dell'Abbondanza, non si trattava neanche di falsificazione, ma solo della sostituzione di un'assurdità con un'altra. La massima parte del materiale col quale avevate a che fare non aveva relazione di sorta con alcunché nel mondo reale, nemmeno quel tipo di rapporto che perfino la menzogna esplicita può vantare. Le statistiche, tanto nella loro versione originaria che in quella rettificata, erano un puro e semplice parto della fantasia. In molti casi ve le dovevate cavare dal cervello da soli. Le proiezioni fatte dal Ministero dell'Abbondanza, per esempio, avevano fissato a 145 milioni di paia la produzione di scarpe per il trimestre in corso. Era poi pervenuta la notifica che la produzione effettiva era stata di 62 milioni. Winston, tuttavia, nel riscrivere la proiezione, aveva ridimensionato la cifra portandola a 57 milioni, in modo che si potesse dire, come al solito, che si era andati oltre la cifra stabilita. In ogni caso, 62 milioni era una cifra che non si accostava alla verità più di 57 o 145 milioni. Con ogni probabilità, non era stato prodotto neanche un paio di scarpe. Con probabilità anche maggiore, nessuno sapeva, né gli importava granché saperlo, quante paia di scarpe fossero state prodotte. Quello che tutti sapevano era che ogni trimestre veniva prodotto sulla carta un quantitativo astronomico di scarpe, mentre una buona metà della popolazione dell'Oceania andava a piedi nudi. Lo stesso valeva per ogni tipo di dato, piccolo o grande, per il quale esistesse una qualsiasi documentazione. Tutto svaniva in un mondo fitto di ombre, nel quale diventava incerto perfino in che anno si fosse.

giovedì 9 maggio 2013

Il Grande Fratello vi ama!


Orthodoxy means not thinking — not needing to think. Orthodoxy is unconsciousness.
(Ortodossia è non pensare, non aver bisogno di pensare. L'ortodossia è inconsapevolezza.)
George Orwell, 1984

"1984" è un grande romanzo-saggio di George Orwell (1903-1950), scrittore, saggista e attivista politico inglese. Il titolo del romanzo deriva dall'inversione delle cifre dell'anno in cui esso fu scritto, il 1948. La narrazione si svolge quindi in quello che Orwell immagina come un futuro non troppo lontano nel tempo che viene descritto a tinte fosche. L'estremamente suggestivo universo di 1984 è una distopia, un'utopia negativa, che contiene la logica evoluzione del mondo della guerra fredda.
La terra, a seguito di una terza guerra mondiale nucleare, è divisa tra tre stati, Oceania, Eurasia ed Estasia, eternamente in guerra tra di loro. Il leader del partito unico di Oceania (in cui si svolge la trama) è il "Grande Fratello". Tutte le risorse, almeno apparentemente sono destinate alla guerra. Il rigido controllo dei cittadini, che vengono spiati fin dentro le case, è ottenuto attraverso il controllo totale delle loro menti: con una psicopolizia che interviene per reprimere ogni deviazione dall'ortodossia, giungendo a spingere i figli a denunciare i genitori eterodossi. 
Torneremo su 1984 in prossimi post, pubblicando qualche stralcio dell'ottima traduzione di Stefano Manferlotti (2000) [1]. Ecco lo stralcio di oggi.
Winston dava le spalle al teleschermo. Era più sicuro, anche se sapeva bene che perfino una schiena può essere rivelatrice. A un chilometro di distanza, immenso e bianco nel sudicio panorama, si ergeva il Ministero della Verità, il luogo dove lui lavorava. E questa, pensò con un senso di vaga ripugnanza, questa era Londra, la principale città di Pista Uno, a sua volta la terza provincia più popolosa dell'Oceania. Si sforzò di cavare dalla memoria qualche ricordo dell'infanzia che gli dicesse se Londra era sempre stata così. C'erano sempre state queste distese di case ottocentesche fatiscenti, con i fianchi sorretti da travi di legno, le finestre rattoppate col cartone, i tetti ricoperti da fogli di lamiera ondulata, i muri dei giardini che pericolavano, inclinandosi da tutte le parti? E le aree colpite dalle bombe, dove la polvere d'intonaco mulinava nell'aria e le erbacce crescevano disordinatamente sui mucchi delle macerie, e i posti dove le bombe avevano creato spazi più ampi, lasciando spuntare colonie di case di legno simili a tanti pollai? Ma era inutile, non riusciva a ricordare. Della sua infanzia non restava che una serie di quadri ben distinti, ma per la gran parte incomprensibili e privi di uno sfondo contro cui stagliarsi.
Il Ministero della Verità (Miniver, in neolingua) differiva in maniera sorprendente da qualsiasi altro oggetto che la vista potesse discernere. Era un'enorme struttura piramidale di cemento bianco e abbagliante che s'innalzava, terrazza dopo terrazza, fino all'altezza di trecento metri. Da dove si trovava Winston era possibile leggere, ben stampati sulla bianca facciata in eleganti caratteri, i tre slogan del Partito: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. Si diceva che il Ministero della Verità contenesse tremila stanze al di sopra del livello stradale e altrettante ramificazioni al di sotto. Sparsi qua e là per Londra vi erano altri tre edifici di aspetto e dimensioni simili. Facevano apparire talmente minuscoli i fabbricati circostanti, che dal tetto degli Appartamenti Vittoria li si poteva vedere tutti e quattro simultaneamente. Erano le sedi dei quattro Ministeri fra i quali era distribuito l'intero apparato governativo: il Ministero della Verità, che si occupava dell'informazione, dei divertimenti, dell'istruzione e delle belle arti; il Ministero della Pace, che si occupava della guerra; il Ministero dell'Amore, che manteneva la legge e l'ordine pubblico; e il Ministero dell'Abbondanza, responsabile per gli affari economici. In neolingua i loro nomi erano i seguenti: Miniver, Minipax, Miniamor e Miniabb.
Fra tutti, il Ministero dell'Amore incuteva un autentico terrore. Era assolutamente privo di finestre. Winston non vi era mai entrato, anzi non vi si era mai accostato a una distanza inferiore al mezzo chilometro. Accedervi era impossibile, se non per motivi ufficiali, e anche allora solo dopo aver attraversato grovigli di filo spinato, porte d'acciaio e nidi di mitragliatrici ben occultati. Anche le strade che conducevano ai recinti esterni erano pattugliate da guardie con facce da gorilla, in uniforme nera e armate di lunghi manganelli.
A parte la banalizzazione degli show televisivi di cui "Il grande fratello" è stato il capostipite, il romanzo di Orwell ha ispirato alcuni ottimi film, vogliamo qui ricordare "Orwell 1984" (uscito nel 1984) di Michael Radford con John Hart e "Brazil" (1985) di Terry Gilliam con Jonathan e Robert De Niro, di cui senz'altro consigliamo la visione.
Il mondo di 1984.