venerdì 10 maggio 2013

1984: Una giornata di lavoro al Ministero della Verità


Il Ministero della Verità (miniver, in neolingua) è il luogo in cui la storia viene ogni giorno riscritta, per adeguarla alla Verità del partito, rimuovere ogni anacronismo e rendere impossibili errori di previsione. Nelle pagine qui sotto, leggiamo di una giornata di lavoro di Winston, protagonista di 1984 di Orwell[1], impiegato del miniver. Aggiungiamo un link allo splendido lavoro di "AuroraMeccanica", studio di animazione, dal titolo "Lettere dal Ministero della Verità"[2].

[1] Orwell, 1984, traduzione di Stefano Manferlotti (2000).
[2] http://www.aurorameccanica.it/auroraworks/lettere-dal-ministero-della-verita/

Emesso il profondo, inconscio sospiro che nemmeno la vicinanza del teleschermo riusciva a fargli reprimere quando iniziava la sua giornata di lavoro, Winston diresse verso di sé il parlascrivi, soffiò via la polvere dal microfono e inforcò gli occhiali, quindi srotolò e fissò insieme quattro cilindretti di carta già caduti dal tubo della posta pneumatica che si trovava sul lato destro del suo tavolo.

Nelle pareti del cubicolo si aprivano tre orifizi: a destra del parlascrivi, un piccolo tubo pneumatico per i messaggi scritti, a sinistra un tubo più grande per i giornali, e al centro, ad agevole portata del braccio di Winston, un'ampia feritoia oblunga protetta da una grata metallica. Quest'ultima serviva a eliminare la carta straccia. Nell'intero edificio vi erano migliaia, anzi decine di migliaia di feritoie simili, ubicate non solo nelle singole stanze, ma anche nei corridoi, non troppo distanti l'una dall'altra. Per chissà quale motivo le avevano soprannominate "buchi della memoria". Quando qualcuno sapeva che un certo documento doveva essere distrutto, oppure vedeva per terra un pezzo di carta in tutta evidenza gettato via, automaticamente sollevava il coperchio del buco della memoria più vicino e ve lo lasciava cadere dentro, dove un vortice di aria calda l'avrebbe trasportato fin nelle enormi fornaci nascoste da qualche parte nei recessi del fabbricato.

Winston esaminò i quattro ritagli di carta che aveva srotolato. Ciascuno conteneva un messaggio più lungo di una, due righe, redatto in quella specie di gergo tutto fatto di abbreviazioni (scritto non proprio in neolingua, anche se costituito per la massima parte di parole in neolingua) che al Ministero impiegavano a uso interno. I messaggi erano i seguenti: times 17.3.84 discorso granfrat africa malriportato rettificare times 19.12.83 refusi previsioni pianotrienn quartoquarto 83 refusi verificare numero corrente times 14.2.84 miniabb cioccolato malriportato rettificare times 3.12,83 relaz ordinegiorno granfrat arcipiùsbuono rifer at nonpersone riscrivere totalm anteregistr sottoporre autsup Con un debole senso di soddisfazione, Winston mise da parte il quarto messaggio: era un affare di responsabilità, complicato, che era meglio sbrigare per ultimo.

Gli altri tre erano roba di ordinaria amministrazione, anche se il secondo avrebbe probabilmente comportato la noiosa consultazione di colonne e colonne di cifre.


Winston digitò "numeri arretrati" sul teleschermo e chiese le copie del «Times» che gli occorrevano e che dopo qualche minuto scivolarono giù dal tubo pneumatico. I messaggi che aveva ricevuto si riferivano ad articoli o notizie che per una qualche ragione si era ritenuto necessario cambiare o, come si diceva ufficialmente, rettificare. Dal «Times» del 17 marzo, per esempio, si evinceva che il Grande Fratello aveva previsto, nel discorso tenuto il giorno prima, che il fronte dell'India meridionale sarebbe rimasto calmo, mentre nell'Africa del Nord ci sarebbe stata presto un'offensiva eurasiatica. Pareva, però, che l'Alto Comando eurasiatico avesse scatenato l'offensiva nell'India meridionale e lasciato in pace l'Africa del Nord. Era quindi necessario riscrivere un passo del discorso del Grande Fratello in modo da fargli prevedere quello che era poi accaduto. Altro esempio: il «Times» del 19 dicembre aveva pubblicato le previsioni ufficiali relative alla produzione di svariati beni di consumo negli ultimi tre mesi del 1983, col quale si concludeva anche il secondo anno del Nono Piano Triennale. Il giornale di oggi riportava i dati della produzione effettiva, dai quali traspariva che le previsioni erano grossolanamente errate, in ogni dettaglio. Il compito di Winston consisteva nel rettificare i dati originali, facendoli coincidere con quelli odierni.

Quanto al terzo messaggio, esso faceva riferimento a un errore molto semplice, che si poteva sistemare in due minuti. Pochissimo tempo prima, a febbraio, il Ministero dell'Abbondanza aveva promesso (le fonti ufficiali avevano parlato di "categorico impegno") che nel corso del 1984 non ci sarebbe stata alcuna riduzione nel razionamento del cioccolato. In realtà, come Winston sapeva bene, per la fine della settimana la razione di cioccolato sarebbe stata ridotta da trenta a venti grammi: bastava sostituire alla promessa originaria l'avvertenza che forse per il mese di aprile si sarebbe dovuti ricorrere a una riduzione della razione di cioccolato.

Finito che ebbe con questi tre messaggi, Winston attaccò con una graffetta a ogni specifica copia del «Times» le correzioni dettate al parlascrivi, dopodiché le spinse nel tubo. Poi, con un movimento ormai divenuto quasi inconscio, accartocciò i messaggi originali e qualsiasi appunto che aveva personalmente preso e li fece cadere nel buco della memoria, dove le fiamme li avrebbero divorati.

Sapeva soltanto approssimativamente quello che accadeva nel labirinto invisibile al quale portavano i tubi pneumatici. Una volta che fossero state raccolte e ordinate tutte le correzioni che si erano imposte per un particolare numero del «Times», il numero in questione veniva ristampato, mentre la copia originale veniva distrutta e sostituita negli archivi da quella nuova. Un simile processo di alterazione continua non era applicato solo ai giornali, ma anche a libri, periodici, manifesti, film, commenti sonori, cartoni animati, fotografie, insomma a ogni scritto o documento passibili di possedere una qualche rilevanza politica o ideologica. Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto, il passato veniva aggiornato. In tal modo si poteva dimostrare, prove documentarie alla mano, che ogni previsione fatta dal Partito era stata giusta; nello stesso tempo, non si permetteva che restasse traccia di notizie o opinioni in contrasto con le esigenze del momento. La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva. In nessun caso era possibile, una volta portata a termine l'opera, dimostrare che una qualsiasi falsificazione avesse avuto luogo. La sezione più ampia dell'Archivio, di gran lunga più grande di quella in cui lavorava Winston, era formata da persone il cui unico compito consisteva nel reperire e acquisire tutte le copie di quei libri, giornali o altri documenti che, essendo state sostituite, era necessario distruggere. Un numero del «Times» che era stato forse riscritto una dozzina di volte a seguito di cambiamenti nella linea politica o in conseguenza di profezie errate del Grande Fratello era ancora lì, in archivio, con la sua data originaria, e non esisteva nessun'altra copia che potesse contraddirlo. Anche i libri venivano ritirati e riscritti in continuazione, poi ristampati senza ammettere che vi fosse stato apportato un qualsiasi cambiamento. Perfino le istruzioni scritte che Winston riceveva e delle quali si sbarazzava non appena non gli servivano più non affermavano mai, né lasciavano dedurre, che si dovesse compiere un qualsiasi atto di falsificazione: facevano puntualmente riferimento a lapsus, errori tecnici, citazioni imprecise, errori di stampa che dovevano essere corretti per amore della precisione.

In realtà, pensò Winston mentre rimetteva a posto le cifre fornite dal Ministero dell'Abbondanza, non si trattava neanche di falsificazione, ma solo della sostituzione di un'assurdità con un'altra. La massima parte del materiale col quale avevate a che fare non aveva relazione di sorta con alcunché nel mondo reale, nemmeno quel tipo di rapporto che perfino la menzogna esplicita può vantare. Le statistiche, tanto nella loro versione originaria che in quella rettificata, erano un puro e semplice parto della fantasia. In molti casi ve le dovevate cavare dal cervello da soli. Le proiezioni fatte dal Ministero dell'Abbondanza, per esempio, avevano fissato a 145 milioni di paia la produzione di scarpe per il trimestre in corso. Era poi pervenuta la notifica che la produzione effettiva era stata di 62 milioni. Winston, tuttavia, nel riscrivere la proiezione, aveva ridimensionato la cifra portandola a 57 milioni, in modo che si potesse dire, come al solito, che si era andati oltre la cifra stabilita. In ogni caso, 62 milioni era una cifra che non si accostava alla verità più di 57 o 145 milioni. Con ogni probabilità, non era stato prodotto neanche un paio di scarpe. Con probabilità anche maggiore, nessuno sapeva, né gli importava granché saperlo, quante paia di scarpe fossero state prodotte. Quello che tutti sapevano era che ogni trimestre veniva prodotto sulla carta un quantitativo astronomico di scarpe, mentre una buona metà della popolazione dell'Oceania andava a piedi nudi. Lo stesso valeva per ogni tipo di dato, piccolo o grande, per il quale esistesse una qualsiasi documentazione. Tutto svaniva in un mondo fitto di ombre, nel quale diventava incerto perfino in che anno si fosse.

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